sabato 29 gennaio 2011

La mappa della memoria

martedì 25 gennaio 2011

Il caso Cuffaro e il perfettismo Berlusconiano.

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 7 anni di Carcere per Salvatore Cuffaro, ex Governatore della Sicilia e, fino a ieri, senatore dei Popolari di Italia Domani, il movimento scissosi dalla UDC, lo scorso ottobre e passato repentinamente dall'opposizione, al pieno appoggio alla maggioranza di governo.
La corte quindi conferma la sua collusione con Cosa Nostra, consistente nell'aver fornito informazioni circa la presenza di microspie piazzate dai Ros nell'abitazione del boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro.
C'è un senso di sollievo quando qualcosa in Italia, specie in politica, può dirsi definitivo e c'è un senso di sollievo soprattutto perchè non si parla di complotto o di trama delle solite toghe rosse, anzi proprio l'ex Governatore ha affermato che rispetta l'opera che la magistratura ha portato a termine. Ci mancherebbe altro, si dirà, ma in realtà basta guardare le pagine dei giornali degli ultimi giorni o rifarsi ai casi Dell'Utri o Previti per accorgersi che non è quasi mai così.
Il ministro Alfano a tal proposito, nel corso di un'intervista a Sky Tg24, parlando di Cuffaro, ne ha evidenziato "la dignità del contegno in tutti questi anni e da ultimo proprio ieri.." poi riferendosi alla vicenda Berlusconi, ha biasimato ogni parallelismo adducendo che Il premier è solo indagato e non condannato in modo definitivo.
Pur tralasciando la patetica solidarietà che, attraverso la dignità del comportamento, cerca di compensare ciò per cui Cuffaro è stato riconosciuto colpevole, è curioso constatare, nelle parole del Guardasigilli, questa ennesima logica dei "due forni"  dove il rispetto verso le autorità inquirenti e la magistratura in genere, non è dovuto in quanto espressioni di una istituzione dello stato,  ma solo perchè le circostanze costringono a farlo.
Quindi Berlusconi può dire ogni nefandezza nei confronti dei  magistrati  impegnati nelle indagini sul "Rubygate", perchè è solo indagato, mentre Cuffaro, che è stato condannato, è da  ammirare perchè...accetta con dignità la condanna!!
Sembra una barzelletta, eppure è proprio così che, da anni, una parte della politica si difende da indagini e processi nei confronti di propri appartenenti.
E' uno dei tanti capisaldi del Berlusconismo: parallelamente alla "delegittimazione dell'avversario" in campo prettamente politico-elettororale, ecco la "non condivisione delle regole" nei campi in cui il potere del capo può venir messo in discussione dalle "regole" preesistenti, come la Costituzione, le prerogative del Capo dello Stato e degli organi di garanzia e soprattutto la Magistratura.
In questo modo non si va mai a discutere della sostanza di un'indagine giudiziaria, di un processo penale, di una critica politica, ma ci si ferma al "come" o, addirittura al "perchè" discuterne, si insinua  il sospetto che gli "altri" non siano in buona fede e si pone il presupposto di essere sempre dalla parte della ragione,  insomma un mondo di "perfetti" in perenne lotta contro "l'imperfezione del resto".
Purtroppo anche nel perfettismo berlusconiano, ogni tanto può verificarsi qualche piccolo incidente ed ecco i casi Cuffaro, Previti e, forse domani, Dell'Utri, ma tali imperfezioni vengono espulse  e sacrificate velocemente sull'altare del bene futuro.  In breve tempo il silenzio s'impadronisce di esse e  le trasforma in faccende di poco conto, che sono niente di fronte alla "grande perfezione".

lunedì 17 gennaio 2011

Metà..lmeccanici e metà..l'impiegati!


Il referendum sull'accordo sindacale per Mirafiori si è concluso con la vittoria dei si con circa il 54% dei voti.
Peraltro la vittoria dei favorevoli non è stata quella che i sostenitori di Marchionne si aspettavano, ma serve comunque a far sì che l'accordo separato del 23 dicembre (firmato da Fim e Uilm) sia valido per tutti i lavoratori dello stabilimento torinese..
Tuttavia se fosse stato per il voto dei  lavoratori che poi subiranno, più di altri, le importanti modifiche che l'accordo introduce, il risultato sarebbe stato diverso.
Infatti analizzando il voto nelle diverse sezioni della fabbrica, troviamo che, tra gli operai, il si è prevalso di soli 9 voti e nei reparti montaggio e  lastratura (dove le conseguenze dell'intesa potranno portare fino a 10 ore continuative di lavoro ed è molto sentita la questione della riduzione delle pause) ha vinto addirittura il no, raggiungendo il 53%, mentre è prevalso il si al  reparto verniciatura, dove si avranno i maggiori vantaggi economici, grazie alla nuova tipologia dei turni di notte.
Il voto che però ha influenzato in modo determinante l'esito finale del referendum è stato quello del seggio 5, quello degli impiegati, dove su 441 votanti, 421 hanno votato a favore.
Insomma la storia si ripete e  i colletti bianchi determinano nuovamente  la sconfitta del sindacato, seppure in maniera meno ecclatante del 1980 dove, con la famosa "marcia dei 40.000, fu il sindacato unitario, (CGL-CISL-UIL) ad uscire sconfitto, oggi tocca a FIOM e Cobas.
Interessi diversi e legittimi d'accordo, ma resta comunque l'amarezza  di chi, sottoposto a tutto lo stress causato dall'impiego su una "catena" che non può fermarsi mai, vede le sue condizioni di lavoro determinate da chi, invece, sta comodamente seduto in ufficio.

giovedì 13 gennaio 2011

Quello che Bersani dovrebbe fare.

Trenta anni fa Berlinguer andò a Mirafiori a manifestare l'appoggio dell'allora Partito Comunista ai lavoratori Fiat che, sotto la minaccia di ben 14.000 licenziamenti, da 35 giorni bloccavano i cancelli della fabbrica, ma malgrado la sua ricerca di una soluzione dignitosa per i lavoratori, la famosa manifestazione dei 40.000 colletti bianchi, sottovalutata dal sindacato di allora, portò lo stesso sindacato ad una clamorosa sconfitta nei confronti del padronato, rappresentato all'epoca, da Cesare Romiti.
Per evitare che la storia si ripeta, Bersani, più che a Mirafiori, dovrebbe andare da Berlusconi, magari  per manifestargli personalmente il suo dissenso circa le ultime dichiarazioni sul referendum, ma  soprattutto per cercare, insieme al capo del governo, una soluzione che possa essere accettata da Fiom e azienda, una soluzione appoggiata da entrambi.
La bagarre politica, le questioni personali, le leadership di partito possono aspettare, i lavoratori e il popolo italiano no!
E' interesse di tutti, che la "politica" non perda questo treno.

mercoledì 12 gennaio 2011

Poche parole sul caso "Mirafiori"

Come uomo di sinistra mi rifaccio alle parole di Berlinguer, che in un'analoga situazione, (quella volta c'era Romiti al posto di Marchionne, che aveva annunciato 14000 licenziamenti) andando in visita a Mirafiori, nel corso dei 35 giorni di blocco ai cancelli FIAT, in risposta alla domanda di un delegato FIM, su cosa sarebbe stato disposto a fare il Partito Comunista, se gli operai avessero occupato la fabbrica, rispose che il suo posto sarebbe stato accanto agli operai.
Anch'io voglio stare accanto agli operai, ma la domanda odierna è:
dove vogliono stare gli operai?
Spero ce lo dica il referendum, il cui risultato dovrà essere rispettato da tutti, Marchionne  e Landini compresi.

martedì 11 gennaio 2011

Dio non tifa Napoli.

Accade spesso che gli sportivi ricorrano a dei simboli religiosi prima, durante e dopo una competizione a cui partecipano. Specie tra i calciatori è diffuso, almeno sui campi europei e sudamericani, il segno della croce, simbolo della cristianità. Niente da dire se ciò rimane nei canoni dei piccoli gesti che ognuno di noi compie, magari anche per una certa irriverente scaramanzia, affinchè il Dio in cui crediamo ci protegga da possibili incidenti in una competizione sportiva, piuttosto che in un viaggio in auto o in aereo, o magari ci dia una mano prima di un esame. Paulo Coelho direbbe che "Dio già sa" e che sarebbe meglio rimettersi "alla Sua volontà" invece che metterLo al servizio dei nostri desideri, forse anche un po' prosaici, ma si sa  la religione, proprio nella sua accezione "naturale", ognuno se la fa a modo suo.
Tuttavia direi che c'è di peggio ed è quando si ostenta il proprio credo religioso, dando l'impressione che Iddio stesso ci abbia messo in un posto piuttosto che in un altro, che insomma ci abbia "eletto" a proprio rappresentante specie in professioni in cui, il privilegio economico è evidente. Mi riferisco a quanti, sempre nel Calcio, si qualificano come calciatori, atleti o soldati di Cristo.
Uno di questi è Edison Cavani  che, oltre a mostrare magliette inneggianti ovviamente a Gesù Cristo (è un Cristiano Evangelico, Pentecostale) rivolge sempre, dopo ogni goal, lo sguardo al cielo e fa un segno abbastanza singolare con le mani, volendo ringraziare per il giusto aiuto venuto "dall'alto", in barba alla tanto decantata giustizia divina, che invece dovrebbe essere, più che mai, uguale per tutti e quindi anche per l'avversario sportivo di turno.
Altro che giustizia, se così fosse, se l'aiuto ci fosse solo per lui, occorrerebbe aprire un fascicolo al tribunale sportivo per "frode sportiva", giacchè questo reato si configura nell’ipotesi in cui, qualunque soggetto collegato ad una società e capace di determinarne il comportamento, si faccia carico di turbare (o di provare a turbare) il naturale svolgimento di una competizione.(l. 401/80)
Fortuna che il Dio a cui il calciatore uruguaiano si rivolge, oltre a fornirgli un grande tatento sportivo, non credo si interessi più di tanto a lui, magari più preoccupato del recente e tragico periodo della dittatura militare, che ancora è motivo di problemi e divisioni nel paese d'origine di Cavani.
Per cui Milan, Inter, Roma, Juventus, Lazio e tutte le altre pretendenti allo Scudetto, non abbiano paura, Dio non tifa Napoli;  per i partenopei, c'ha sempre pensato soltanto il povero San Gennaro...

domenica 9 gennaio 2011

Filosofia "de vita" secondo G.Gioacchino Belli... ovvero ce sò preti e preti, peccati e peccatori.

Er confessore de manica larga 1

Doppo morta mi’ madre, io da zitella
fascevo le mi’ sante devozzione 2
da un certo Padre Bbiascio 3 bbennardone, 4
che mm’annava 5 inzeggnanno 6 st’istoriella.

Me disceva accusí: «Ffijja mia bbella,
trall’opere cattive e cquelle bbone
bbisoggna abbadà bbene all’intenzione,
pe nnun confonne 7 mai questa co quella.

Ecco, pe ssemprigrazzia, 8 io te do un bascio.
Si 9 ttu lo pijji per offenne 10 Iddio,
questo, fijja, è peccato; e vvàcce adascio. 11

Ma ssi ttu nner pijjatte 12 er bascio mio
vòi dà ggusto ar Ziggnore e ar Padre Bbiascio,
pijjelo, 13 fijja, e ffa’ ccome facc’io».
1° novembre 1833


1 Ciò vuol dire «indulgente»; ma qui è un quietista. 2 Fare le divozioni, vale: «accostarsi alla penitenza e
all’eucaristia». 3 Biagio. 4 Bernardone, di S. Bernardo. 5 Mi andava. 6 Insegnando. 7 Per non confondere. 8 Exempligratia.
9 Se. 10 Offendere. 11 Vacci adagio. 12 Nel pigliarti. 13 Piglialo.

giovedì 6 gennaio 2011

Eroi o sacrifici umani?

Dopo i quattro caduti della Brigata Alpina "Julia" uccisi, lo scorso ottobre, in un imboscata ,  la sera del 31 dicembre,  un altro alpino, Matteo Miotto, viene ucciso durante uno scontro a fuoco e va purtroppo ad aggiungersi al mesto elenco di 35 vittime della Missione per la Pace  in Afghanistan, di cui le nostre Forze Armate fanno parte.
Uso volontariamente il complemento di specificazione "per la pace" al posto di quello "di pace" comunemente usato, giacchè si tratta sempre di interventi armati, anche se volti, come si spera, a ristabilire la pace.
Come sempre accade dopo eventi tragici come questi, accanto ai sentimenti di cordoglio per le vittime e per le loro famiglie, noto l'uso frequente del termine "eroi" che mi fa un po' rabbrividire, facendomi tornare alla mente periodi storici recenti e non, che la storia ha poi dimostrato, che di eroico non avevano proprio niente.
Tornando ai nostri poveri Caduti, a cui ovviamente va tutto il nostro deferente plauso, va ricordato che erano volontari dell'Esercito, cioè ragazzi che in genere scelgono questa professione soprattutto perchè il mondo del lavoro non offre ai giovani tante altre occupazioni  che diano la sicurezza di uno stipendio sicuro per tutta la vita. Erano inquadrati in un reparto cosiddetto Operativo che quindi viene periodicamente chiamato a svolgere Missioni Fuori Area, per cui nel momento in cui la loro unità è andata in Afghanistan, anche i nostri ragazzi sono partiti insieme agli altri, a prescindere se avessero o no la volontà di andare.
Tranne casi veramente eccezionali, a nessuno viene in mente di rifiutare, pur avendo magari motivi validi: troppo alto il senso del dovere, unito a quel sano cameratismo che in gergo si chiama "Spirito di Corpo" ed anche al pensiero di  buon riscontro economico durante le missioni, specie a fronte degli stipendi che in patria oscillano intorno ai 1400 euro mensili.
Ed anche in zona operativa ognuno continua a compiere il proprio dovere, sia all'interno di una caserma con mansioni logistiche, sia che abbia un compito più operativo come quello di costiture posti di blocco o scortare convogli umanitari o altro e ognuno è consapevole del rischio che corre, ma anche del fatto che si viene pagati proprio per svolgere quelle funzioni.
Una mattina poi, mentre si scortano camion di viveri destinati alle popolazioni, accade che il nostro mezzo, magari nemmeno appropriato per quel tipo di missione, incoccia una bomba rudimentale e salta in aria, oppure ci si trova improvvisamente esposti al fuoco di un cecchino o di un non ben identificato gruppo di insorti, come specifica il Ministro della Difesa, ma poco importa chi sia a spararci, il dramma è che si muore...muoiono le persone... e nascono gli eroi??
No, non si nasce eroi, nè lo si pianifica.. sono solo determinate circostanze a poterci far decidere volontariamente di esserlo, come buttarci in mare per salvare qualcuno che annega, o aiutare l'anziana signora che sta per essere scippata, o mettersi contro qualcuno che tenta di violentare una ragazza, o anche, proprio in azione di guerra, resistere in una postazione per permettere ad altri di mettersi in salvo, ma sono casi isolati e determinati nel preciso momento in cui avvengono, mai pianificati, giacchè nessuno decide, a priori, di andare volontariamente a morire.
E allora sono le Istituzioni, gli Stati ad esigere la nascita degli eroi. Come nella narrazione biblica, Abramo, per non contraddire il Volere di Dio, porta il proprio figlio sull'altare del sacrificio, anche oggi gli Stati portano i propri figli sull'altare sacrificale delle guerre al servizio di pur nobili ideali come pace, libertà, sicurezza, quando non nascondano altri e più squallidi interessi.
Iddio però, fermò Abramo e Isacco fu salvo,  i nostri figli invece continuano a morire e la domanda è: ne vale veramente la pena?
Per le Istituzioni, gli Stati, per gli ideali che possano chiamarsi Pace, Libertà, Sicurezza, certamente si, ma per le persone: per le madri, i padri, le mogli, i figli, i fratelli, le sorelle dei Caduti, certamente no!

wiska             chi lotta vive