lunedì 29 ottobre 2012

Il re è nudo!

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Faccio sempre fatica a leggere o ad ascoltare i messaggi mediatici di Berlusconi e non perchè mi faccia trasportare da una sorta di razzismo politico che in realtà non mi appartiene, piuttosto perchè mi trovo davvero a disagio di fronte alle sue esibizioni. Infatti, sebbene esse abbiano lo scopo di apparire come una prova di forza verso un ormai fantomatico nemico, a mio modo di vedere, finiscono per evidenziarne tutte le debolezze.
Anche nell'ultima performance mediatica del Cavaliere ciò avviene in modo eclatante.
In primis appare deleteria la sua  affermazione di voler comunque rimanere sulla scena politica, pur non candidandosi nuovamente come premier. Una siffatta decisone, delegittimando implicitamente l'attuale segretario Alfano, ha creato una situazione di caos all'interno del Pdl ed ha infastidito non poco anche  gli eventuali futuri alleati.
Incredibile poi la sua arrogante e pretestuosa minaccia di togliere l'appoggio al governo, che oltre a provocare malumore all'interno della compagine governativa e delle istituzioni, ha messo in imbarazzo i vertici del partito, dando altresì l'ennesima prova di una concezione egemonica, nella gestione dello stesso Pdl.
Tuttavia tralasciando la motivazione  politica che, come evidenziato, sembra essere più nociva che utile per la parte politica che egli rappresenta, non resta  che riportare la decisione di Berlusconi di non lasciare la politica attiva, a motivi di carattere personale.
Ed è qui che, secondo me, si raggiunge davvero un livello grottesco. L'ex Premier infatti, riferendosi alla recente condanna per frode fiscale, dichiara: "mi sento obbligato a restare in campo per riformare il pianeta giustizia ed evitare che ad altri cittadini possano capitare queste cose...".  
In verità osservare  la sua faccia inceronata di uomo tra i più potenti del mondo, mentre pretende di far parte della schiera degli oppressi, non può che rappresentare una scena veramente ridicola.
Non vorrei mai dubitare della buona fede delle persone e non lo farò nemmeno con il Cavaliere, ma la sensazione è che  sia ancora peggio.  Vorrebbe dire che per anni siamo stati governati da un pazzo visionario, da una sorta di "Re nudo" circondato da cortigiani che si premuravano di compiacerlo e che si  guardavano bene dal metterlo di fronte alla realtà, un sovrano  acclamato e festeggiato anche dal popolo, incapace di riconoscerne la pur evidente nudità.
Se nella favola da cui trae origine il titolo di questo post,  l'incantesimo è spezzato da un bimbo che, sgranando gli occhi, grida: "Ma il re non ha niente addosso!", nella realtà  la speranza è che anche il popolo italiano trovi il coraggio di sgranare, definitivamente, i propri occhi.
 

venerdì 26 ottobre 2012

Malala, il coraggio di una bambina!

Ricevo e pubblico volentieri l'appello di Emma Ruby-Sachs
di Avaaz.org




I talebani hanno sparato alla quattordicenne Malala per fermare la sua lotta per l'educazione delle donne. Possiamo fare in modo che il suo sogno diventi realtà chiedendo al suo governo di stanziare fondi che incoraggino le famiglie di tutto il Pakistan a mandare le loro figlie a scuola. Clicca qui sotto per dare forza a questa possibilità di lottare per l'educazione femminile:

Firma la petizione
Malala ha dedicato la sua infanzia a combattere per l'educazione delle ragazze come lei in Pakistan. Mentre giace in un letto di ospedale, tragica vittima di un sicario dei talebani, aiutiamola a far diventare il suo sogno realtà.

Una parte del Pakistan ha già avviato con successo un programma che assegna del denaro alle famiglie che mandano le figlie a scuola con regolarità. Ma nella provincia di Malala il governo locale sta ostacolando simili iniziative. Politici di alto livello hanno promesso di aiutare Malala e se agiamo ora possiamo fare in modo che si impegnino ad avviare finalmente un programma in tutto il paese.

Prima che i media si scordino dell'accaduto, alziamo le nostre voci per chiedere che il governo annunci fondi per tutte le ragazze del Pakistan che vanno a scuola. Tra pochi giorni il delegato ONU per l'educazione incontrerà il presidente del Pakistan Zardari e ci ha detto che la consegna a mano di un milione di firme rafforzerebbe la sua posizione. Firma e fai il passaparola girando questa email, e aiuta a rendere realtà il sogno di Malala:
http://www.avaaz.org/it/malalahopenew/?bSzABbb&v=18802

Il nord-ovest del Pakistan è sotto il controllo dei talebani dal 2007, quando cominciarono a bruciare e distruggere le scuole femminili. I talebani hanno raso al suolo 401 scuole nella regione dello Swat tra il 2001 e il 2009: 70% di queste erano scuole per ragazze. Malala ha attirato l'attenzione del mondo intero sul regno del terrore dei talebani nel momento in cui ha cominciato a scrivere su un blog in lingua urdu per la BBC. Quello che scrive è un diario importantissimo per conoscere le conseguenze devastanti dell'estremismo sulle vite dei normali cittadini del Pakistan.

La costituzione del Pakistan dice che le donne hanno lo stesso diritto all'educazione degli uomini e il governo ha le risorse per fare in modo che tale diritto sia effettivo. Ma i politici hanno ignorato per anni il problema, influenzati da gruppi di estremisti religiosi e ora solo il 29% delle ragazze frequenta le scuole superiori. Numerosi studi hanno mostrato l'impatto positivo in termini di reddito personale e crescita nazionale quando le donne vengono ricevono l'educazione.

Trasformiamo lo shock e l'orrore seguito all'attentato dei talebani a questa giovane ragazza in una forte pressione internazionale che obblighi il Pakistan a occuparsi dell'educazione delle donne. Clicca sotto per stare dalla parte di Malala e sostenere un'enorme campagna per l'educazione femminile in Pakistan, sostenuta da risorse, sicurezza ma soprattutto dalla volontà di lottare contro gli estremisti che stanno distruggendo il Pakistan:
http://www.avaaz.org/it/malalahopenew/?bSzABbb&v=18802

Uniamoci per manifestare in solidarietà con la coraggiosa e giovane attivista, che sta mostrando al mondo come una giovane studentessa può fronteggiare estremisti armati e pericolosi

 E' emblematico il coraggio di questa giovane donna. Esso trasmette forza e speranza.
Grazie a tutti gli amici che vorranno aderire firmando la petizione e diffondendo la notizia.

lunedì 15 ottobre 2012

Il ponte del Diavolo

 
Una bella gita in Garfagnana mi ha fatto scoprire una piccola meraviglia architettonica. Si tratta del Ponte della Maddalena, comunemente chiamato Ponte del Diavolo,  che unisce le due sponde del fiume Sirchio all'altezza di Borgo a Mozzano, in provincia di Lucca. E' un'opera di origine medievale, la sua costruzione viene infatti fatta risalire addirittura all'XI° secolo, laddove forse esistevano i resti di un ponte in legno di epoca romana.  L'appellativo "del Diavolo" trae origine da una leggenda dell'epoca dove, come in altri casi simili, il capomastro responsabile della costruzione, pur di completare l'ardita opera, strinse un patto col demonio.
Tuttavia, leggenda a parte, la vista del ponte colpisce il viaggiatore che si trovi a percorrere una delle due sponde del fiume, per il suo caratteristico aspetto a 'schiena d'asino', tipico dell'epoca medievale e  notevolmente diverso dall'idea di ponte che l'ingegneria contemporanea ci ha abituato ad avere.

 
Il ponte poggia su 4 arcate, più una costruita in epoca recente per permettere il passaggio della ferrovia, ma la caratteristica che lo rende unico nel suo genere è che le arcate non sono simmetriche, quasi come se l'architetto dell'epoca, man mano che i lavori andavano avanti, tendesse a raggiungere quanto più velocemente possibile l'altra sponda. Ecco allora l'arcata centrale, sproporzionata rispetto alle altre e con un'ampiezza tale da rappresentare una sfida alla legge di gravità.


Insomma un ponte "strambo" questo Ponte del Diavolo, ma talmente solido da resistere nel corso dei secoli alle potenti piene del Sirchio e che si erge maestoso in Val di Turrite, nella bassa Garfagnana.

 

sabato 6 ottobre 2012

Io sto con Pisapia.

http://milano.repubblica.it/images/2012/07/22/204541416-b7d73141-0dee-4732-b4d1-a50aedccf05b.jpg
L'approdo in consiglio comunale, a Milano, della delibera che istituisce il Registro delle unioni civili, ha scatenato, nel corso dell'estate, la reazione della Curia milanese che ha bocciato la scelta dell'Amministrazione Pisapia, definenendo il registro come "strumento inefficace e solo d'immagine, che favorirebbe la poligamia". La reazione della Curia ha trovato eco in Vaticano visto che anche l'Osservatore Romano, normalmente prudente circa i fatti propriamente politici, ha trattato la questione in un articolo dal titolo "E' necessario sostenere la famiglia.".
Le opinioni sono sempre legittime, da qualsiasi parte esse giungano, ma certo il momento non è apparso opportuno, essendo solo l'inizio del dibattito in sede consiliare e l'esternazione della curia non poteva che aumentarne il clima polemico. Bene ha fatto allora Pisapia a ribattere "Ognuno ha il proprio ruolo, ma così come rispetto le decisioni della Curia in campo religioso, credo che la Curia debba rispettare le decisioni del consiglio comunale, che è una istituzione della città che parla a tutti i cittadini, come del resto la Curia".
E' proprio questo il punto, ognuno ha il proprio ruolo, la Chiesa cattolica pone le sue basi sulla morale cristiana, ma lo stato e le sue istituzioni devono porre le loro basi sul diritto ed il diritto fondamentale di tutti gli esseri umani è quello di avere pari opportunità, senza distinzioni di razza, sesso e religione.  Se lo stato mette la morale davanti al diritto, allora diventa anch'esso Chiesa ed a mio modo di vedere le conseguenze sono quasi sempre nefaste. Basti guardare infatti a quello che accade in gran parte del mondo islamico dove il fondamentalismo religioso assume i connotati di legge dello stato.
Tralasciando tuttavia il sempre critico rapporto Stato-Chiesa vorrei brevemente analizzare il contenuto della delibera in questione. Essa non si pone certamente come volontà di surrogare l'istituto del matrimonio, rivolgendosi alle coppie che, pur non essendo sposate, vogliano mettersi nella condizione di ottenere gli stessi diritti  civili delle coppie sposate. Concretamente quindi è solo uno strumento che permette alle amministrazioni comunali di distribuire contributi e agevolazioni  a tutti gli aventi diritto, giacchè non si capisce il perchè una coppia di fatto debba essere, ad esempio, discriminata nell'assegnazione di un alloggio popolare, rispetto ad una coppia sposata.
C'è infine la possibilità peraltro ancora ipotetica che l'unione di fatto di due persone, anche dello stesso sesso possa permettere loro di chiedere l'affidamento o l'adozione di un bambino e forse risiede proprio in questo la velata  paura degli ambienti cattolici che li spinge a contestare l'istituzione del citato registro. Anche qui occorrerebbe guardare alla realtà più che al credo religioso, giacchè non credo che coppie di fatto anche formate da due donne o due uomini, filtrate e vagliate dalla fiscale e burocratica procedura delle adozioni, siano poi peggiori di tante coppie etero, regolarmente sposate.  Proprio su questo argomento, esponenti di spicco della Chiesa tendono a minimizzare il fenomeno, non tenendo conto dell'enorme mole di bambini che specie al di fuori dei confini nazionali, rischiano di passare la loro infanzia e adolescenza in qualche squallido istituto.
Di fronte a questa triste prospettiva non credo si possa sprecare  nessuna reale proposta d'amore.