giovedì 25 aprile 2013

Buon 25 aprile con le parole del presidente Napolitano.

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Sono sempre stato convinto che la vera fortuna consiste nell'incontrare, nel corso della vita, le persone giuste nel momento giusto. Così anche per il popolo italiano è stata una vera fortuna avere in questo momento così difficile, un presidente della repubblica come Giorgio Napolitano. Come già negli anni '80 un altro "Laerte" di nome Sandro Pertini si era caricato sulle spalle il peso di una nazione dilaniata e impaurita di fronte al fenomeno del terrorismo, ridando fiducia ed autostima agli italiani, così oggi Napolitano, accettando, prima volta nella storia della repubblica, di continuare il suo mandato per altri sette anni,  si carica la responsabilità di far uscire la politica  dallo stallo istituzionale in cui si trova, provando a ridare al popolo italiano fiducia nelle istituzioni e soprattutto speranza di poter superare la crisi economica e sociale in cui attualmente si trova.
Tuttavia le parole del presidente nel discorso d'insediamento di fronte al parlamento sono state dure nei confronti della politica in generale:

"Bisognava dunque offrire, al paese e al mondo, una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi : passando di qui una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l’Italia.
E’ a questa prova che non mi sono sottratto. Ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Ne propongo una rapida sintesi, una sommaria rassegna. Negli ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti - che si sono intrecciate con un’acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale - non si sono date soluzioni soddisfacenti : hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento.
Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costi della politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato dunque facilmente ignorato o svalutato : e l’insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie, da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono. Attenzione : quest’ultimo richiamo che ho sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza, non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell’amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme."


Napolitano ha anche puntato l'indice sulla mancata riforma della legge elettorale e della seconda parte della Costituzione:

"Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005. Ancora pochi giorni fa, il Presidente Gallo ha dovuto ricordare come sia rimasta ignorata la raccomandazione della Corte Costituzionale a rivedere in particolare la norma relativa all’attribuzione di un premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di seggi.
La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell’abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in Parlamento. Ed è un fatto, non certo imprevedibile, che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti.
Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario."

Quindi il severo monito, quasi una minaccia, nei confronti soprattutto dei due maggiori partiti presenti in parlamento:

"Molto si potrebbe aggiungere, ma mi fermo qui, perché su quei temi specifici ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale. Ma ho il dovere di essere franco : se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese.
Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana."

Nello stesso tempo  ha ricordato a tutti, i problemi reali esistenti nel Paese:

"E sono anche i nodi - innanzitutto, di fronte a un angoscioso crescere della disoccupazione, quelli della creazione di lavoro e della qualità delle occasioni di lavoro - attorno a cui ruota la grande questione sociale che ormai si impone all’ordine del giorno in Italia e in Europa. E’ la questione della prospettiva di futuro per un’intera generazione, è la questione di un’effettiva e piena valorizzazione delle risorse e delle energie femminili. Non possiamo restare indifferenti dinanzi a costruttori di impresa e lavoratori che giungono a gesti disperati, a giovani che si perdono, a donne che vivono come inaccettabile la loro emarginazione o subalternità."

Napolitano ha poi plauso all'ingresso del M5S in parlamento ed al dibattito politico sempre presente in rete, ammonendo altresì su determinati e incauti comportamenti:

"Apprezzo l’impegno con cui il movimento largamente premiato dal corpo elettorale come nuovo attore politico-parlamentare ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l’influenza che gli spetta : quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento. Non può, d’altronde, reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i partiti.
La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all’aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c’è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all’imperativo costituzionale del "metodo democratico"."

Le parole del Presidente della Repubblica sono state parole dure, coraggiose e soprattutto sincere e spero siano stimolo per coloro che nei prossimi giorni dovranno mettere in pratica i suoi auspici.
Giorgio Napolitano, come lui stesso ricorda, è entrato nelle aule del parlamento all'età di 28 anni, percorrendo poi tutte le tappe di una carriera politica seria e onesta, prima nel suo partito e poi al livello istituzionale, fino alla carica di Presidente della Repubblica.
Sette anni fa fu eletto con i soli voti del centro sinistra, ma pian piano si è guadagnato la stima e la fiducia anche di quelli che in passato lo avevano osteggiato.
Un esempio allora, davvero per tutti. Per i politici in primis,ma anche per la società civile, per il mondo del lavoro, per tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell'Italia.

Buon 25 aprile!


Fonti:  www.linkiesta.it/







mercoledì 17 aprile 2013

Senza le ali giuste non si vola.

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Che all'interno del PD vi fossero varie anime non era certo un mistero. All'indomani delle primarie avevo infatti scritto che solo il tempo e l'eventuale cambio generazionale avrebbe potuto colmare il gap esistente tra ex democristiani, ex comunisti, ex socialisti etc. etc.
Tuttavia non ci si aspettava che proprio in un'occasione politica come quella generatasi dopo il voto di febbraio, difficile e delicata come poche altre, si scatenasse un conflitto interno così duro ed intransigente.
Non è mia intenzione schierarmi da una parte o dall'altra, chi ha seguito questo blog prima e dopo le primarie del partito, saprà che il mio sogno era quello di avere una donna, Laura Puppato, come segretario. Ciò nonostante le stesse regole della democrazia finalmente applicate attraverso l'introduzione delle primarie, avrebbero  poi dovuto far rispettare l'esito del voto determinando l'appoggio, da parte di tutti,  al candidato  prescelto.
Purtroppo ciò non è mai avvenuto ed ognuno è rimasto sulle proprie posizioni, cercando soltanto di trovare falle nell'operato dell'altro, onde far capire che la linea "vincente" era comunque la propria. Insomma si continua in questo individualismo esasperato, in questo "personalismo" che ormai la fa da padrone proprio in un campo, come la politica, dove invece il bene comune dovrebbe essere scopo primario per tutti. Così il sogno veltroniano chiamato Pd. dopo aver buttato al vento l'occasione elettorale coincidente con la crisi Berlusconi-Pdl, dando modo a questi ultimi di effettuare un recupero insperato, dà ora l'ennesima dimostrazione di inadeguatezza di fronte alla possibilità di governare il paese, che seppur per pochi voti, l'elettorato gli ha comunque conferito.
A questo punto  credo sia inutile continuare in assurdi voli pindarici parlando a nome di un partito che allo stato attuale esiste soltanto nelle aspettative dei suoi sostenitori e dove i vertici finalizzano l'azione politica, più che alle effettive esigenze del paese, al rafforzamento della propria posizione nel partito, . Meglio fermarsi un attimo a riflettere poichè se le divisioni appaiono così evidenti su un tema importante come quello delle possibili allenze di governo, non si può far finta di niente.
Quello che occorre è una serena disamina della situazione, che non può che portare all'ovvia constatazione che in questo modo il Pd rischia di avere i giorni contati. Se effettivamente si hanno a cuore le sorti di un partito che malgrado tutto raccoglie il consenso di un terzo degli elettori è opportuno un cambio di rotta soprattutto nei rapporti interni, un bagno di umiltà in cui ognuno riconosca i propri errori, cercando nel contempo di ripartire mettendo da parte ogni rancore personale. Il partito ha una grossa responsabilità nei confronti del Paese e se non si hanno le ali giuste per volare, perlomeno si continui a camminare tenendo i piedi ben piantati in terra.
Concludo affidandomi alle sagge parole di Trilussa, che ben sintetizza quest'ultimo assunto.

L'uguaglianza
(Trilussa)
 
Fissato ne l'idea de l'uguajanza
un Gallo scrisse all'Aquila: - Compagna,
siccome te ne stai su la montagna
bisogna che abbolimo 'sta distanza:
perché nun è né giusto né civile
ch'io stia fra la monnezza d'un cortile,
ma sarebbe più commodo e più bello
de vive ner medesimo livello.-

L'Aquila je rispose: - Caro mio,
accetto volentieri la proposta:
volemo fa' amicizzia? So' disposta:
ma nun pretenne che m'abbassi io.
Se te senti la forza necessaria
spalanca l'ale e viettene per aria:
se nun t'abbasta l'anima de fallo
io seguito a fa' l'Aquila e tu er Gallo.

lunedì 8 aprile 2013

Molto più facile demolire, che costruire.



La situazione politica creatasi all'indomani delle elezioni dello scorso febbraio, ha generato una vera e propria crisi istituzionale. A nulla è servita la buona volontà del presidente Napolitano ed i suoi pur validi tentativi di formare un nuovo governo, sono man mano naufragati a causa dell'incapacità dei vecchi e nuovi partiti di trovare un accordo. Si pensava che l'entrata in politica del M5S ed il suo clamoroso successo elettorale potessero portare una ventata d'aria fresca, contribuendo ad un rinnovamento del quadro politico nazionale, ma la posizione dì Grillo, (visto che più che l'opinione del movimento, sembra essere determinante la sua opinione), è più che mai settaria ed estrema dato che si rifiuta di partecipare a qualsiasi tipo di governo che non sia quello formato unicamente dallo stesso M5S. Ovviamente nessuno può ragionevolmente pensare ad un governo che sia espressione soltanto di una minoranza dell'elettorato e allora ciò rappresenta un buon alibi per continuare in quell'opera di demolizione del quadro politico-istituzionale portata fin qui avanti dall'ex comico genovese. Non nascondo che tale atteggiamento politico avesse una sua validità, quando il M5S rappresentava una larga fetta di popolazione non propriamente rappresentata in parlamento, ma è chiaramente inutile e deleteria ora che i "grillini" occupano un quarto dei seggi del parlamento italiano.
Parafrasando, va bene il partito dei demolitori, ma essendo nella stessa casa sottoposta a demolizione, si rischia di rimanere ben presto sotto le macerie e forse sarebbe più opportuno pensare ad un inizio di ricostruzione.
Tuttavia Grillo non è il solo artefice della demolizione, ad essa partecipano anche tutti coloro che non sono disposti a fare nemmeno un piccolo passo indietro rispetto a vecchie rendite di posizione ideologiche, tutti coloro che non riescono a superare il recinto dei veti incrociati, delle contrapposizioni personalistiche.
Ben venga allora una revisione dei vertici dei due principali partiti Pd e Pdl  che possa essere viatico per una serena discussione su precisi e oculati punti programmatici onde arrivare, in tempi brevi, alla formazione di un governo che possa portare il paese oltre il pericoloso stallo istituzionale in cui attualmente si trova.
Beninteso non sono un fautore di governissimi e papocchi vari, ma come nel 1976, quando  la tragica fine di Aldo Moro, pur impedendo la realizzazione di quel progetto politico denominato "compromesso storico", riuscì comunque ad unire le forse politiche di allora, nella battaglia contro il terrorismo delle brigate rosse, anche oggi è necessaria un'onesta aggregazione di forze politiche che abbia come obiettivo il bene del paese.
In ballo c'è il destino di tante persone appartenenti soprattutto ai ceti più deboli ed è necessario assumersi la responsabilità della ricostruzione,  più che continuare in quell'opera di demolizione che, allo stato attuale, appare davvero priva di senso.

lunedì 1 aprile 2013

Buona Pasqua nel ricordo di un amico.

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Una buona abitudine, in famiglia o tra amici veri, è quella di rivolgere il pensiero, soprattutto nei momenti di gioia, a coloro che purtroppo non ci sono più.
Così anch'io nello scrivere questo post per fare gli auguri di Pasqua a tutti gli amici, ho il piacere di ricordare Enzo Jannacci che da qualche giorno, purtroppo, ci ha lasciato. Non lo conoscevo di persona, ma non fa differenza perchè per me è sempre stato uno di famiglia, uno di quegli zii che non vedi l'ora che vengano a trovarti, perchè sono divertenti e soprattutto fuori dai clichè.
Jannacci, già titolare di una professione, quella di cardiologo, abbastanza importante è stato un grande musicista jazz, avendo suonato con i più grandi jazzisti internazionali, tra cui Chet Baker.
Ma è stato anche cabarettista, attore e cantante, introducendo un linguaggio nuovo all'interno del panorama abbastanza asettico della musica leggera italiana degli anni 60-70. Famosissima la sua "Vengo anch'io? No, tu no!" diventata un "cult" della nostra lingua parlata, ma non c'era testo di ogni sua canzone che non affrontasse un tema sociale o culturale, che non evidenziasse le contraddizioni di quella società finto-borghese di cui era comunque consapevole di far parte. Ciò tuttavia non gli ha mai impedito di stare dalla parte dei più deboli, dalla parte dei poveri, dei disadattati, rappresentando il  loro malinconico disincanto, la lora tipica ironia popolana, conferendo ai suoi testi un che di surreale. Il caro amico Enzo ci mancherà molto, ma nello stesso tempo basterà ricordare la sua schioccante risata, il suo guardare un po ingenuo e perplesso per farci ritornare il sorriso e chissà, magari martedì prossimo sarà lì, al suo funerale..".per vedere di nascosto l'effetto che fa."
Concludo con il video di "El Purtava I Scarp Del Tennis" che tra le sue tante belle canzoni è, a mio modo di vedere,  una delle più rappresentative del suo modo d'essere, della sua grande umanità.

Serena e felice Pasqua a tutti.