sabato 9 novembre 2013

Figli di una vecchia canzone.

 
Rca-group
E' tanto che non scrivo.  All'indomani della soluzione dei problemi di salute  che mi hanno tenuto per molto tempo lontano dal blog, ecco insorgere ua sorta di apatia verso lo scrivere.
All'inizio non ho dato tanto peso, pensando che mi fossi, per così dire, arrugginito e che mi servisse solo riacquistare un po' d'allenamento, ma poi man mano che i giorni passavano, mi sono accorto che non era un'apatia verso lo scrivere in generale, ma che essa riguardava, più che altro, i fatti di cui avrei dovuto scrivere.
Chiunque abbia letto qualcuno dei miei post, saprà che scrivo prevalentemente di politica, poichè ho sempre pensato che essa sia il motore degli accadimenti che influenzano la nostra vita e che esistano, per tutti noi, solo due opzioni di fronte ad essa: parteciparvi oppure subirla.
Eppure malgrado mi sforzi, guardando la situazione politica nazionale, non riesco davvero a trovare spunti degni di nota; davvero non ricordo una situazione così statica negli ultimi 30 anni:
Cè 'è un governo che per voce del suo capo Letta, è più impegnato a spegnere le polemiche create dai partiti che lo sostengono, che a formulare proposte politiche innovatrici. C'è il solito Berlusconi che  disfa e ricompone il suo schieramento a seconda dei suoi guai personali, c'è un centro sinistra quanto mai silente e infine c'è il solito Grillo sempre occupato a rompere gli schemi e non solo quelli...
Insomma di cosa dovrei scrivere? Preferisco  dedicarmi ad altro, magari pensare agli anni in cui la politica era una passione vera, pur accorgendomi di entrare a far parte della schiera di personaggi descritti dalla stupenda " Nata sotto il segno dei pesci" di Antonello Venditti e di rischiare di rimanere soltanto figlio di una vecchia canzone.
 

lunedì 9 settembre 2013

Ritorno alla realtà.

 
Eccomi finalmente tornare a scrivere dopo qualche mese un po' difficile, a causa di un problema di salute. Il primo istinto sarebbe quello di raccontare tutto quello che mi è successo in questo periodo in cui, per forza di cose, mi sono dovuto confrontare con il sistema sanitario nazionale, pubblico e privato, ma vi risparmio l'immaginabile odissea vissuta e dico soltanto che si è rafforzata in me l'idea che in medicina , uno più uno  non fa mai due.
Questi mesi in cui sono stato costretto a pensare, più che altro, alle problematiche personali che via via mi si presentavano davanti, mi hanno fatto capire che puo essere anche un vantaggio non essere aggiornati sull'attualità. Niente telegiornali, niente carta stampata, giusto qualche notizia sulla prima pagina di google, quelle poche volte che avevo tempo e voglia di stare al pc, mi hanno dato l'illusione di vivere in un mondo diverso in cui hanno valore soltanto gli affetti  famigliari, la premura degli amici, la voglia di stare bene.
Purtroppo sappiamo bene che non è così e che gli eventi esterni spesso influenzano la nostra vita, così il rituffarsi nella "normalità" è una sorta di ritorno alla realtà, dove poi non c'è da stare tanto allegri.
In politica, ad esempio, il solito  Berlusconi è sempre alle prese coi suoi problemi giudiziari che fa scontare ad un governo che arranca faticosamente. Il solito Grillo anzichè contribuire a migliorare il paese, preferisce gesti di protesta eclatanti e la sinistra rappresentata dal Pd, è alla perenne ricerca di una propria identità.
Anche il quadro politico internazionale è quanto mai critico con la crisi siriana in prima pagina  dove gli Stati Uniti sembrano ormai schiavi dell'effimera immagine di guardiani della giustizia mondiale. Obama, confrontandosi con l'ex alleato Assad,  ha questa volta dimostrato, soprattutto per esigenze elettorali interne, scarso senso di moderazione lanciandosi in dichiarazioni molto pericolose per la stabilità politica internazionale.
Unica nota positiva sono state le parole e l'impegno di Papa Francesco,culminato con l'invito  per una giornata di meditazione mondiale che mi auguro abbia fatto meditare soprattutto i diretti interessati.
Concludo così questo mio primo post dopo i mesi d'assenza, esprimendo la mia gratitudine a tutti gli amici che in questi mesi, hanno continuato a lasciare commenti sul blog, A tutti loro un grazie di cuore e la promessa di ricambiare l'affetto dimostratomi.
 

sabato 8 giugno 2013

Un blog... disabitato.

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Un blog non aggiornato, assomiglia un po' ad una casa al mare disabitata durante l'inverno. Finestre e porte chiuse e nessun segno di vita. Così questo mio blog in cui l'unico segno dello scorrere del tempo è dato dal simpatico orologino creato a suo tempo dalla cara amica Ele.
Purtroppo per la prima volta nella mia vita, un problema di salute m'impedisce di fare tutto quello che dovrei, compreso avere un po' di concentrazione per scrivere e me ne dispiace molto, ma non mi lamento più tanto poichè ciò succede all'alba dei miei 60 anni e credo che comunque posso ritenermi fortunato.
Rivolgo un saluto a tutti gli amici, sperando di poter tornare presto alla normalità.
Vi lascio con la bellissima "I venti del cuore" di Fiorella Mannoia, un abbraccio a tutti.


 

martedì 21 maggio 2013

1522 un numero da tenere ben a mente!

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Grazie alla neoministra delle Pari Opportunità Josefa Idem , è partita una nuova campagna informativa per rilanciare il numero 1522 nato per il contrasto e l'emersione del fenomeno della violenza sulle donne. Promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità, dal 2009 il numero di pubblica utilità si rivolge anche alle vittime di stalking.
Attivo 24 su 24 per tutti i giorni dell'anno, sia da rete fissa che da mobile, il numero è collegato ai servizi socio sanitari pubblici e privati e nei casi di emergenza reindirizza la chiamata, a seconda del luogo da cui proviene, alla stazione di polizia o alla caserma dei carabinieri più vicina. Il servizio garantisce l’anonimato ed è disponibile in sei lingue: italiano, francese, inglese, arabo, spagnolo e russo.Il servizio di risposta si pone al centro della Rete Nazionale Antiviolenza, pensata per per diffondere a livello nazionale le azioni realizzate dalle reti antiviolenza a livello locale.
Un numero quindi da tenere a portata di mano ed a cui le donne possono ricorrere nel caso siano oggetto di violenza di qualsiasi entità e genere, soprattutto tra le mure domestiche, dove purtroppo avvengono la maggior parte dei delitti contro le donne.
La cronaca nera ne è piena e trasmissioni televisive del settore, Chi l'ha visto su RAI3, Quarto grado su RETE4 etc, ogni settimana  aggiornano la situazione dando l'idea che questo fenomeno è in continuo aumento, tanto che ormai si parla di un vero e proprio Femminicidio.
Diffondiamo la notizia in ogni modo ed allo stesso tempo facciamo azione morale verso tutte le donne, affinchè ci si convinca dell'estrema utilità di questo servizio.
Vorrei aggiungere che si può chiamare il 1522 anche se non si è direttamente interessati, ma solo perchè si assiste a fatti di violenza contro le donne, anche di lieve entità. Troppo spesso infatti avvengono delle tragedie annunciate, che giungono al loro apice anche grazie all'omertà e all'indifferenza di amici, vicini o parenti.

Un grazie a tutti e teniamo bene a mente il 1522!
 

sabato 11 maggio 2013

Una dedica per le mamme e per tutte le donne.

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Il mese di maggio è il mese dei fiori, ma io l'ho sempre considerato come un mese dedicato alle donne. Forse ciò deriva dalla mia infanzia e prima adolescenza vissuta secondo i canoni della tradizione cattolica, dove maggio è dedicato alla Madonna, una delle poche figure femminili presenti nel Vecchio e Nuovo Testamento. Una  figura tuttavia di particolare rilevanza, visto che assurge addirittura al ruolo di "Madre di Dio".
Vari sono i post da me dedicati alla figura femminile, specie  come simbolo della lotta contro ogni prevaricazione maschile, onde acquisire una reale parità di genere.
Ma ho anche piacere a pensare la donna come simbolo di dolcezza e femminilità ed anche come meta ambita da ogni uomo innamorato, come riferimento della riconoscenza di ogni figlio o fratello, come straordinaria condivisione di chi riesce ad avere una donna come amico.
Domani è la classica Festa della mamma e, aldilà del mio scetticismo verso questo tipo di celebrazioni artefatte, colgo l'occasione per dedicare a tutte quelle fidanzate, spose, compagne , madri, sorelle e amiche una mia poesia di gioventù (una di quelle che si scrivono dopo un amore iniziato  a marzo e finito a aprile) e la splendida "Magnolia" dei Negrita.

Buon mese di maggio a tutte.

Sera di maggio
 
Sera di maggio dolce armonia
di passeri sui rami fioriti
chiarore notturno che illumina
le falde di povere case.
 
Miriadi di stelle nel cielo rossastro
dove trasognato si perde
lo sguardo di allegre fanciulle
col cuore all'amore novello.
 
Sera di maggio, granuli gialli
trasportati dal vento nell’aria
insieme a nostalgiche eco
di lontane tristezze.
 
Ricordi inprovvisi
che stringono forte il mio cuore
ma è un attimo 
la brezza sottile e sfuggente
mi ha già riportato a sognare.
 

 
 

mercoledì 1 maggio 2013

W il 1° Maggio Rosso...

http://3.bp.blogspot.com/
Quando in gioventù si sfilava per le vie della città e si gridava quello slogan, il 1° maggio era sentito davvero come una festa. Nello stesso tempo era una giornata di lotta per i lavoratori e per tutti quelli che, ambendo ad una società in cui il parametro guida fosse l'uguaglianza, stavano dalla loro parte. Amavamo quella bandiera rossa ed eravamo convinti che un partito espressione della sinistra democratica italiana, potesse un giorno andare al governo e cambiare il corso della politica, dando corpo alle nostre aspirazioni.
Man mano il tempo ha sbiadito quella bandiera ed il suo colore è diventato prima rosa, poi ancora più chiaro fino a diventare quasi neutro, privo di connotazione. Come la bandiera, anche quel partito si è andato via via trasformando, perdendo pezzi ad ogni trasformazione e soprattutto perdendo, a poco a poco, la sua identità.
Tuttavia scopo di questo post non è certo tessere le lodi di un partito che non c'è più, nè riesumare un'ideologia, come il Comunismo, della quale sono rimaste in vita solo le sue domande senza risposta.
Quello che invece mi preme sottolineare è che il 1° maggio 2013 non c'è davvero niente da festeggiare e che purtroppo anche la giornata di lotta ha perso di significato, poichè è venuta a mancare quella grande unità d'intenti che una volta vedeva la stragrande maggioranza dei lavoratori essere un corpo unico e per questo degno di rispetto, da parte di tutte le componenti della società.
Si è persa l'unità in una sorta di "tramonto degli ideali", certamente ben visto da tutti quelli ambienti che dal lavoro traggono grandi profitti, ma di cui proprio i partiti e i sindacati della sinistra italiana del dopo-Berlinguer,  sono i maggiori responsabili.
Così molti, troppi si sono allontanati rifugiandosi in un individualismo volto soltanto alla cura dei propri interessi che, se in periodi di relativa prosperità come gli anni 80 e primi 90 poteva anche andar bene, ha perduto ogni validità quando è poi arrivata la crisi economica. Tante persone si sono ritrovate sole a fronteggiare i problemi, senza nemmeno più quel volano sociale, quell'appoggio almeno morale che i partiti, i sindacati di una volta fornivano.
In questo modo è davvero facile perdersi, ricorrere a gesti estremi che purtroppo riempiono la cronaca degli ultimi tempi.
C'è bisogno quindi di uno sforzo da parte di tutti, ma sopratttutto da parte di quella che si chiama ancora sinistra,  per provare a riottenere la fiducia dei lavoratori e, soprattutto, per dare speranza a chi il lavoro lo  ha perso o non lo ha mai avuto. Per fare questo occorre che i partiti, i sindacati, aboliscano i loro apparati, le loro gerarchie, escano una volta per tutte dai loro palazzi e tornino ad essere "gente tra la gente", facendosi carico dei problemi reali delle persone, in modo da portare la questione sociale al primo posto dell'agenda governativa.
Solo così si toglierà motivazione agli attuali "santoni" dell'antipolitica e si potrà di nuovo celebrare una vera festa del lavoro.

Buon 1° maggio a tutti.

http://www.ilcittadinoonline.it/
 

giovedì 25 aprile 2013

Buon 25 aprile con le parole del presidente Napolitano.

http://www.ilmessaggero.it/MsgrNews/MED/20130423_napolitano_giorgio_1.jpg
Sono sempre stato convinto che la vera fortuna consiste nell'incontrare, nel corso della vita, le persone giuste nel momento giusto. Così anche per il popolo italiano è stata una vera fortuna avere in questo momento così difficile, un presidente della repubblica come Giorgio Napolitano. Come già negli anni '80 un altro "Laerte" di nome Sandro Pertini si era caricato sulle spalle il peso di una nazione dilaniata e impaurita di fronte al fenomeno del terrorismo, ridando fiducia ed autostima agli italiani, così oggi Napolitano, accettando, prima volta nella storia della repubblica, di continuare il suo mandato per altri sette anni,  si carica la responsabilità di far uscire la politica  dallo stallo istituzionale in cui si trova, provando a ridare al popolo italiano fiducia nelle istituzioni e soprattutto speranza di poter superare la crisi economica e sociale in cui attualmente si trova.
Tuttavia le parole del presidente nel discorso d'insediamento di fronte al parlamento sono state dure nei confronti della politica in generale:

"Bisognava dunque offrire, al paese e al mondo, una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi : passando di qui una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l’Italia.
E’ a questa prova che non mi sono sottratto. Ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Ne propongo una rapida sintesi, una sommaria rassegna. Negli ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti - che si sono intrecciate con un’acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale - non si sono date soluzioni soddisfacenti : hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento.
Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costi della politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato dunque facilmente ignorato o svalutato : e l’insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie, da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono. Attenzione : quest’ultimo richiamo che ho sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza, non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell’amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme."


Napolitano ha anche puntato l'indice sulla mancata riforma della legge elettorale e della seconda parte della Costituzione:

"Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005. Ancora pochi giorni fa, il Presidente Gallo ha dovuto ricordare come sia rimasta ignorata la raccomandazione della Corte Costituzionale a rivedere in particolare la norma relativa all’attribuzione di un premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di seggi.
La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell’abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in Parlamento. Ed è un fatto, non certo imprevedibile, che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti.
Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario."

Quindi il severo monito, quasi una minaccia, nei confronti soprattutto dei due maggiori partiti presenti in parlamento:

"Molto si potrebbe aggiungere, ma mi fermo qui, perché su quei temi specifici ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale. Ma ho il dovere di essere franco : se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese.
Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana."

Nello stesso tempo  ha ricordato a tutti, i problemi reali esistenti nel Paese:

"E sono anche i nodi - innanzitutto, di fronte a un angoscioso crescere della disoccupazione, quelli della creazione di lavoro e della qualità delle occasioni di lavoro - attorno a cui ruota la grande questione sociale che ormai si impone all’ordine del giorno in Italia e in Europa. E’ la questione della prospettiva di futuro per un’intera generazione, è la questione di un’effettiva e piena valorizzazione delle risorse e delle energie femminili. Non possiamo restare indifferenti dinanzi a costruttori di impresa e lavoratori che giungono a gesti disperati, a giovani che si perdono, a donne che vivono come inaccettabile la loro emarginazione o subalternità."

Napolitano ha poi plauso all'ingresso del M5S in parlamento ed al dibattito politico sempre presente in rete, ammonendo altresì su determinati e incauti comportamenti:

"Apprezzo l’impegno con cui il movimento largamente premiato dal corpo elettorale come nuovo attore politico-parlamentare ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l’influenza che gli spetta : quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento. Non può, d’altronde, reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i partiti.
La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all’aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c’è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all’imperativo costituzionale del "metodo democratico"."

Le parole del Presidente della Repubblica sono state parole dure, coraggiose e soprattutto sincere e spero siano stimolo per coloro che nei prossimi giorni dovranno mettere in pratica i suoi auspici.
Giorgio Napolitano, come lui stesso ricorda, è entrato nelle aule del parlamento all'età di 28 anni, percorrendo poi tutte le tappe di una carriera politica seria e onesta, prima nel suo partito e poi al livello istituzionale, fino alla carica di Presidente della Repubblica.
Sette anni fa fu eletto con i soli voti del centro sinistra, ma pian piano si è guadagnato la stima e la fiducia anche di quelli che in passato lo avevano osteggiato.
Un esempio allora, davvero per tutti. Per i politici in primis,ma anche per la società civile, per il mondo del lavoro, per tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell'Italia.

Buon 25 aprile!


Fonti:  www.linkiesta.it/







mercoledì 17 aprile 2013

Senza le ali giuste non si vola.

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Che all'interno del PD vi fossero varie anime non era certo un mistero. All'indomani delle primarie avevo infatti scritto che solo il tempo e l'eventuale cambio generazionale avrebbe potuto colmare il gap esistente tra ex democristiani, ex comunisti, ex socialisti etc. etc.
Tuttavia non ci si aspettava che proprio in un'occasione politica come quella generatasi dopo il voto di febbraio, difficile e delicata come poche altre, si scatenasse un conflitto interno così duro ed intransigente.
Non è mia intenzione schierarmi da una parte o dall'altra, chi ha seguito questo blog prima e dopo le primarie del partito, saprà che il mio sogno era quello di avere una donna, Laura Puppato, come segretario. Ciò nonostante le stesse regole della democrazia finalmente applicate attraverso l'introduzione delle primarie, avrebbero  poi dovuto far rispettare l'esito del voto determinando l'appoggio, da parte di tutti,  al candidato  prescelto.
Purtroppo ciò non è mai avvenuto ed ognuno è rimasto sulle proprie posizioni, cercando soltanto di trovare falle nell'operato dell'altro, onde far capire che la linea "vincente" era comunque la propria. Insomma si continua in questo individualismo esasperato, in questo "personalismo" che ormai la fa da padrone proprio in un campo, come la politica, dove invece il bene comune dovrebbe essere scopo primario per tutti. Così il sogno veltroniano chiamato Pd. dopo aver buttato al vento l'occasione elettorale coincidente con la crisi Berlusconi-Pdl, dando modo a questi ultimi di effettuare un recupero insperato, dà ora l'ennesima dimostrazione di inadeguatezza di fronte alla possibilità di governare il paese, che seppur per pochi voti, l'elettorato gli ha comunque conferito.
A questo punto  credo sia inutile continuare in assurdi voli pindarici parlando a nome di un partito che allo stato attuale esiste soltanto nelle aspettative dei suoi sostenitori e dove i vertici finalizzano l'azione politica, più che alle effettive esigenze del paese, al rafforzamento della propria posizione nel partito, . Meglio fermarsi un attimo a riflettere poichè se le divisioni appaiono così evidenti su un tema importante come quello delle possibili allenze di governo, non si può far finta di niente.
Quello che occorre è una serena disamina della situazione, che non può che portare all'ovvia constatazione che in questo modo il Pd rischia di avere i giorni contati. Se effettivamente si hanno a cuore le sorti di un partito che malgrado tutto raccoglie il consenso di un terzo degli elettori è opportuno un cambio di rotta soprattutto nei rapporti interni, un bagno di umiltà in cui ognuno riconosca i propri errori, cercando nel contempo di ripartire mettendo da parte ogni rancore personale. Il partito ha una grossa responsabilità nei confronti del Paese e se non si hanno le ali giuste per volare, perlomeno si continui a camminare tenendo i piedi ben piantati in terra.
Concludo affidandomi alle sagge parole di Trilussa, che ben sintetizza quest'ultimo assunto.

L'uguaglianza
(Trilussa)
 
Fissato ne l'idea de l'uguajanza
un Gallo scrisse all'Aquila: - Compagna,
siccome te ne stai su la montagna
bisogna che abbolimo 'sta distanza:
perché nun è né giusto né civile
ch'io stia fra la monnezza d'un cortile,
ma sarebbe più commodo e più bello
de vive ner medesimo livello.-

L'Aquila je rispose: - Caro mio,
accetto volentieri la proposta:
volemo fa' amicizzia? So' disposta:
ma nun pretenne che m'abbassi io.
Se te senti la forza necessaria
spalanca l'ale e viettene per aria:
se nun t'abbasta l'anima de fallo
io seguito a fa' l'Aquila e tu er Gallo.

lunedì 8 aprile 2013

Molto più facile demolire, che costruire.



La situazione politica creatasi all'indomani delle elezioni dello scorso febbraio, ha generato una vera e propria crisi istituzionale. A nulla è servita la buona volontà del presidente Napolitano ed i suoi pur validi tentativi di formare un nuovo governo, sono man mano naufragati a causa dell'incapacità dei vecchi e nuovi partiti di trovare un accordo. Si pensava che l'entrata in politica del M5S ed il suo clamoroso successo elettorale potessero portare una ventata d'aria fresca, contribuendo ad un rinnovamento del quadro politico nazionale, ma la posizione dì Grillo, (visto che più che l'opinione del movimento, sembra essere determinante la sua opinione), è più che mai settaria ed estrema dato che si rifiuta di partecipare a qualsiasi tipo di governo che non sia quello formato unicamente dallo stesso M5S. Ovviamente nessuno può ragionevolmente pensare ad un governo che sia espressione soltanto di una minoranza dell'elettorato e allora ciò rappresenta un buon alibi per continuare in quell'opera di demolizione del quadro politico-istituzionale portata fin qui avanti dall'ex comico genovese. Non nascondo che tale atteggiamento politico avesse una sua validità, quando il M5S rappresentava una larga fetta di popolazione non propriamente rappresentata in parlamento, ma è chiaramente inutile e deleteria ora che i "grillini" occupano un quarto dei seggi del parlamento italiano.
Parafrasando, va bene il partito dei demolitori, ma essendo nella stessa casa sottoposta a demolizione, si rischia di rimanere ben presto sotto le macerie e forse sarebbe più opportuno pensare ad un inizio di ricostruzione.
Tuttavia Grillo non è il solo artefice della demolizione, ad essa partecipano anche tutti coloro che non sono disposti a fare nemmeno un piccolo passo indietro rispetto a vecchie rendite di posizione ideologiche, tutti coloro che non riescono a superare il recinto dei veti incrociati, delle contrapposizioni personalistiche.
Ben venga allora una revisione dei vertici dei due principali partiti Pd e Pdl  che possa essere viatico per una serena discussione su precisi e oculati punti programmatici onde arrivare, in tempi brevi, alla formazione di un governo che possa portare il paese oltre il pericoloso stallo istituzionale in cui attualmente si trova.
Beninteso non sono un fautore di governissimi e papocchi vari, ma come nel 1976, quando  la tragica fine di Aldo Moro, pur impedendo la realizzazione di quel progetto politico denominato "compromesso storico", riuscì comunque ad unire le forse politiche di allora, nella battaglia contro il terrorismo delle brigate rosse, anche oggi è necessaria un'onesta aggregazione di forze politiche che abbia come obiettivo il bene del paese.
In ballo c'è il destino di tante persone appartenenti soprattutto ai ceti più deboli ed è necessario assumersi la responsabilità della ricostruzione,  più che continuare in quell'opera di demolizione che, allo stato attuale, appare davvero priva di senso.

lunedì 1 aprile 2013

Buona Pasqua nel ricordo di un amico.

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Una buona abitudine, in famiglia o tra amici veri, è quella di rivolgere il pensiero, soprattutto nei momenti di gioia, a coloro che purtroppo non ci sono più.
Così anch'io nello scrivere questo post per fare gli auguri di Pasqua a tutti gli amici, ho il piacere di ricordare Enzo Jannacci che da qualche giorno, purtroppo, ci ha lasciato. Non lo conoscevo di persona, ma non fa differenza perchè per me è sempre stato uno di famiglia, uno di quegli zii che non vedi l'ora che vengano a trovarti, perchè sono divertenti e soprattutto fuori dai clichè.
Jannacci, già titolare di una professione, quella di cardiologo, abbastanza importante è stato un grande musicista jazz, avendo suonato con i più grandi jazzisti internazionali, tra cui Chet Baker.
Ma è stato anche cabarettista, attore e cantante, introducendo un linguaggio nuovo all'interno del panorama abbastanza asettico della musica leggera italiana degli anni 60-70. Famosissima la sua "Vengo anch'io? No, tu no!" diventata un "cult" della nostra lingua parlata, ma non c'era testo di ogni sua canzone che non affrontasse un tema sociale o culturale, che non evidenziasse le contraddizioni di quella società finto-borghese di cui era comunque consapevole di far parte. Ciò tuttavia non gli ha mai impedito di stare dalla parte dei più deboli, dalla parte dei poveri, dei disadattati, rappresentando il  loro malinconico disincanto, la lora tipica ironia popolana, conferendo ai suoi testi un che di surreale. Il caro amico Enzo ci mancherà molto, ma nello stesso tempo basterà ricordare la sua schioccante risata, il suo guardare un po ingenuo e perplesso per farci ritornare il sorriso e chissà, magari martedì prossimo sarà lì, al suo funerale..".per vedere di nascosto l'effetto che fa."
Concludo con il video di "El Purtava I Scarp Del Tennis" che tra le sue tante belle canzoni è, a mio modo di vedere,  una delle più rappresentative del suo modo d'essere, della sua grande umanità.

Serena e felice Pasqua a tutti.

 

martedì 19 marzo 2013

Morto un papa, se ne fa un altro.

http://3.bp.blogspot.com
 
Questo celebre proverbio, prendendo spunto dalle successioni papali, esprime il concetto del "nessuno è insostituibile."  dando voce, allo stesso tempo, ad un pragmatico fatalismo, quello che ci fa dire che la vita, seppur nefasta, comunque continua.
Dal punto di vista lessicale, l'ultima vicenda vaticana ha sicuramente tolto credibilità a questo antico detto, poichè un nuovo papa è stato nominato pur non essendo avvenuta la morte del predecessore, ma nel contempo ne ha rafforzato l'idea di fondo,  visto che, oggi più che mai, si può affermare che chiunque può essere sostituito, qualsiasi carica o potere egli abbia,
In realtà le dimissioni di papa Ratzinger e la successiva proclamazione di Papa Francesco vanno ben oltre il contraddire un comune modo di dire. Tale cessione di potere e responsabilità rappresentano un fatto eclatante nella storia della Chiesa Cattolica in cui la pur possibile abdicazione di un papa non si avverava dai tempi di  Papa Gregorio XII (in carica dal 1406 al 1415), periodo del cosiddetto scisma d'occidente dove regnarono contemporaneamente ben 3 papi.
Si comprenderà allora che l'abdicazione di Benedetto XVI, illazioni dietrologiche a parte, è pur sempre un evento anomalo nel compassato cammino della Chiesa romana. Penso tutti abbiano ancora negli occhi l'immagine di papa Wojtyła, col tremolio delle sue mani, col suo faticoso incedere, continuare nella sua funzione di Vescovo di Roma, nella sua missione di Capo della chiesa ed avanzare, nel suo personale calvario, fino alla morte.
Nel caso di Ratzinger, invece, è come se Cristo, ad un certo punto dell'ascesa al Calvario avesse chiesto di essere sostituito. Non vorrei sembrare blafemo, perchè in realtà ciò è una semplice constatazione del fatto che un papa, aldilà del discutibile dogma dell'infallibilità, dell'assoluto potere di cui sembra disporre, rimane pur sempre un uomo, con i suoi pregi e difetti, con tutte le sue umane debolezze. Del resto uno dei principi della dottrina cristiana è proprio la doppia dimensione, umana e divina, di Cristo (peraltro avverso da varie concezioni eretiche che ne esaltano l'una o l'altra),  ma nemmeno la più estrema e integralista concezione cattolica, può davvero pensare che nell'uomo Papa possa esistere quel "divino" dualismo. Occorre quindi accettare e magari anche apprezzare la semplice natura umana, viceversa il confronto Wojtyla - Ratzinger darebbe il via a dubbi e perplessità di ordine teologico e non, che certamente creerebbero confusione rispetto ad una "verità" che soltanto i diretti interessati conoscono.Volendo comunque azzardare un'ipotesi sulla decisione di Benedetto XVI, si potrebbe trattare di un'inversione di tendenza, da parte dei vertici ecclesiastici, nei confronti della successione papale che d'ora in poi, priviligerebbe più gli aspetti "pratico - politici" che quelli strettamente legati alla tradizione.
Un' ipotesi, a mio modo di vedere, suffragata proprio dalla scelta dei cardinali del conclave del nuovo papa Jorge Mario Bergoglio. Mai prima d'ora, infatti, la nomina papale aveva riguardato un cardinale d'oltre oceano, espressione tra l'altro  di una chiesa, quella sudamericana, molto lontana da Roma, non solo geograficamente. Un papa che sembra voler orientare la sua Pastorale soprattutto verso il sociale, ritornando ad una Chiesa più vicina alle necessità dei deboli, che agli affari e agli intrighi diplomatici, insomma un ritorno alla "Chiesa degli ultimi".
Sarebbe davvero un  buon viatico in un tempo così difficile per l'umanità intera.

venerdì 8 marzo 2013

Buon 8 marzo dalla Città della Gioia, in Congo.


Celebrare la giornata internazionale della donna è un impegno che ho sempre assunto con gioia. Nel contempo sono sempre stato un po' scettico rispetto agli aspetti mondani dell' 8 marzo, quelli che ben si identificano con il termine "festa" e che fanno piacere soprattutto a molti operatori commerciali. Così penso che tutti quegli uomini che credono che celebrare la figura femminile si riduca a regalare un rametto di mimosa o magari un gioiello, farebbero bene a riflettere sui loro comportamenti nei confronti delle loro mogli, compagne, madri, sorelle o amiche, durante i restanti 364 giorni dell'anno. Allo stesso modo, a tutte quelle donne che, forse per un legittimo senso di rivalsa, pensano di festeggiare l'8 marzo scimmiottando certe deleterie abitudini degli uomini, tipo streap-tease maschili o peggio, consiglierei di dedicare quel tempo privilegiando azioni e discussioni più costruttive.
Per celebrare degnamente questa giornata preferisco quindi scrivere di realtà in cui la donna è simbolo di lotta, di rinascita da tutte le oppressioni a cui, purtroppo, è in genere sottoposta.
Ecco allora un grande segnale provenire dal Bukavu, cittadina del Congo ai confini con Rwanda e Burundi, sita in un'area tra le più ricche di risorse del mondo, ma dove la povertà è inconcepibile. Dove piove quasi tutti i giorni, ma non c'è nè acqua, nè elettricità, dove esistono terre tra le più fertili, ma la gente muore di fame. Sita in una nazione come il Congo, dove i resoconti della violenza sessuale potrebbero fornire materiale a migliaia e migliaia di film horror. Non si tratta di“semplici” stupri, ma di assalti sadici che comprendono mutilazioni, torture, umiliazioni e – abbastanza spesso – femminicidio finale.
E' in questo contesto che è nata "La città della Gioia delle donne" un insediamento ideato e costruito da alcune donne congolesi, stanche di essere "oggetto" della vita di altri, che hanno capito che per essere "soggetto" della propria vita occorre innanzitutto avere un'autonomia economica. Così mettendo insieme i loro scarsi averi, hanno iniziato a lavorare a questo progetto, superando ostacoli di ogni genere, A loro si è unita, nel febbraio scorso, Eve Ensler e la sua "V Day" (organizzazione che porta in giro per il mondo gli spettacoli in cui sono rappresentati i testi del suo “I monologhi della vagina”) che ha portato solidarietà e soprattutto fondi affinchè la "Women City of Joy" potesse diventare una realtà duratura.
La Città della Gioia ospiterà ogni anno 180 donne. E’ un complesso che comprende grandi aule, cortili, verande: sarà la loro “università”, quelle in cui le sopravvissute allo stupro e alla tortura, in maggioranza analfabete, acquisiranno conoscenze per poi istruire altre donne nei loro villaggi.
Ci sono corsi sui diritti umani, corsi di autodifesa, corsi professionali e di agricoltura e di uso del computer; c’è la volontà di esorcizzare i traumi con le sessioni terapeutiche e la danza, ma soprattutto ci sono loro, le donne che hanno costruito con le loro stesse mani la Città. Hanno subito abusi brutali per anni, sono state violate con fucili d’assalto e bastoni di legno, il che ne ha lasciate molte sterili e incontinenti per il resto della loro vita: eppure, nessuno è riuscito a spezzarne lo spirito.
Scrive la Ensler: "Ho ascoltato in queste settimane le storie che hanno buttato tante di queste ragazze nel buio. Storie di una ragazza il cui nonno aveva violentata e messa incinta, storie di ragazze esiliate ed espulse dopo stupri o anche dopo avere avuto bambini.
In uno dei nostri esercizi ho chiesto alle ragazze di darsi un nuovo nome, un nome che potrebbe descrivere e portare il significato di ciò che esse sono diventate qui e poi scrivere la loro nuova autobiografia. Alcuni dei loro nuovi nomi: Stella, Luce, Vittoria, Amore, Sara (perché era bella e ha lavorato), la regina."
Ci sarebbe ancora tanto da scrivere sulla forza, sul coraggio delle donne congolesi, ma credo questo mio piccolo contributo renda comunque l'idea del grande significato sociale della loro azione e che il loro esempio possa infondere fiducia a tutte le donne che ogni giorno lottano per una concreta parità di genere.

Vi lascio con le parole di Madre Teresa di Calcutta:
 
Ricordati che la pelle avvizzisce,
i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.
Ma l'importante non cambia:
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.


Buon 8 marzo!



Fonti: www.macondo.it
          www.vday.org

sabato 2 marzo 2013

Politiche 2013 senza vincitori se non vince anche l'Italia.

IL risultato delle ultime consultazioni elettorali è stato, sotto il piano della governabilità, il peggiore che ci si potesse aspettare, segnando il fallimento del bipolarismo e consegnando l'immagine di un paese dal futuro politico sempre più incerto.
Mai come in questo caso si può affermare che in realtà non ha vinto nessuno.
Non hanno sicuramente vinto personaggi illustri come Fini e Di Pietro addirittura non rieletti come deputati o i nuovi movimenti di Ingroia e Giannino che non hanno raggiunto il quorum necessario. Non ha vinto Casini, giunto con l'Udc al suo minimo storico(1,9%) che di per sè avrebbe escluso il partito dal parlamento e salvato soltanto perchè  "miglior perdente" all'interno della coalizione di centro, dove anche Monti, pur avendo ottenuto un discreto consenso, è ben lontano da percentuali tali da garantirgli di essere determinante per la formazione di un'ipotetica maggioranza di governo.
Non ha vinto la Lega, tornata ad essere un partito dalla consistenza e valenza prettamente regionale e trainata in parlamento soltanto perchè in coalizione con il Pdl.
E nemmeno Berlusconi e il Pdl possono ritenersi vincitori  poichè malgrado affermino di aver recuperato rispetto ai sondaggi (dato davvero empirico), hanno invece perso più di 15 punti percentuali rispetto alle politiche del 2008  e non ha vinto il centrosinistra, come ha onestamente riconosciuto Bersani, in quanto pur avendo ottenuto il maggior numero di voti, non raggiunge comunque il quorum per avere la maggioranza nei due rami parlamentari.
Ho lasciato per ultimo il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che da più parti viene indicato come l'unico vincitore di queste elezioni politiche. Effettivamente il 25,5% ottenuto dal suo movimento è un risultato unico nella storia, per una forza che praticamente partiva da zero, ma come già accennavo alla vigilia elettorale, questo grandissimo consenso popolare rischia di non servire a nulla se non lo si mette al servizio del paese. Intendo che il M5S, non dovrebbe lasciarsi scappare l'occasione di realizzare almeno alcuni dei suoi punti programmatici, quali ad esempio la riforma della legge elettorale, la riduzione dei costi della politica, la lotta alla corruzione. E' implicito che per fare queste riforme, non avendo una maggioranza parlamentare, il movimento debba ricercare un'allenza che alla luce dei fatti dovrà essere con chi avrà l'incarico, da parte del Presidente della Repubblica, di formare il nuovo governo. Questi potrà non essere necessariamente Bersani, ma sicuramente sarà espressione del Partito Democratico.
Purtroppo Beppe Grillo va ancora avanti a forza di battute e soprattutto dichiara che non voterà la fiducia all'eventuale governo del centrosinistra, a prescindere dalla proposta politica. Spero sia solo una tattica per mettere un po' di pressione e che l'ex comico genovese non contraddica le decisioni che il suo stesso movimento ha attuato in Sicilia , dove tuttora appoggia il candidato del centrosinistra Crocetti e dove ha ottenuto anche importanti incarichi istituzionali.
In ballo ci sono le sorti del popolo italiano di cui fanno parte tutti coloro che hanno gremito piazza San Giovanni nell'ultimo comizio di Grillo, tutti coloro che hanno conferito al M5S un eccezionale consenso e che, passata la giusta euforia per la vittoria elettorale, attendono ora provvedimenti concreti che contribuiscano alla risoluzione dei tanti problemi esistenti.
Sarebbe davvero un peccato se essi rimanessero ancora una volta delusi.

 

sabato 23 febbraio 2013

La memoria dei martiri etiopici, come riflessione pre-elettorale.

http://haileselassie.files.wordpress.com/2011/03/abissina-1.jpg
 Un bel post di Cavaliere oscuro del web ci fa sapere che in Etiopia  il 19 febbraio è ricordato come Giorno della memoria dei martiri etiopici. Lo stesso giorno del 1937 infatti, durante il periodo dell'occupazione dell'Italia fascista, per ordine del vicerè Rodolfo Graziani, venne perpetuato uno dei più efferati massacri che non risparmiò nemmeno donne e bambini. Potrete leggere di seguito l'articolo completo pubblicato da Marginalia e credo possa essere oggetto di riflessione per tutti, ma specialmente per coloro che ancora credono che il voto non serva a niente.
Non è una notizia infatti che in Italia ci siano ambienti "nostalgici" di quel periodo, ben rappresentati da forze politiche che non hanno mai rinnegato il fascismo.  La Destra, Fiamma Tricolore, Forza Nuova, per citarne alcune, insieme alle "new entry" Fratelli 'Italia e Casa Pound  si presentano fiduciose al voto di domenica. Inoltre il leader del più grande partito di centrodestra, ovvero Silvio Berlusconi, che si arroga il diritto di dare a tutti  lezioni di democrazia, non più di un mese fa dichiarava: "Mussolini, a parte le Leggi Razziali ha fatto bene.", significando che una legge contro la dignità dell'essere umano sia una cosa di poco conto, ma anche dimostrando di avere scarsa memoria riguardo l'aggressione fascista in Libia, quella etiopica di cui si leggerà, l'entrata in guerra del nostro paese al fianco di un assassino di massa come Hitler e tutte le atrocità commesse dal regime contro chiunque avesse idee politiche diverse (delitto Matteotti, reclusione di Gramsci etc.).
Vi lascio alla lettura dell'articolo citato, nella speranza che essa, domani, faccia venire la voglia anche ai più refrattari, di togliersi le pantofole e raggiungere il seggio più vicino, per esprimere una testimonianza di libertà.

Tratto da Marginalia:

"In Etiopia il 19 febbraio è ricordato come Sema’etat Qen (Giorno dei martiri o Giorno della memoria), ovvero l'anniversario di uno dei più efferati massacri perpetrati dagli italiani durante l'impresa coloniale fascista in Etiopia: il 19 febbraio 1937, come rappresaglia per il fallito attentato contro il vicerè Rodolfo Graziani (che già si era distinto per la brutalità nell'occupazione della Libia, tanto da meritare l'appellativo di "macellaio del Fezzan"), si scatenò per le strade di Addis Abeba una vera e propria "caccia all'indigeno" , che non risparmiò nessuno - uomini, donne,bambini/e - e fu condotta "coi sistemi del più autentico squadrismo fascista", come ricorda uno dei testimoni di quella vicenda, il giornalista Ciro Poggiali. Dopo la guerra, su richiesta dell'Etiopia Graziani venne inserito dall'Onu nella lista dei criminali di guerra (per l'uso di gas tossici e bombardamenti degli ospedali della Croce Rossa), ma non venne mai processato per questi crimini. Da anni la comunità etiopica si adopera affinché anche in Italia - dove ancora è forte la resistenza a fare i conti con il proprio passato coloniale - il 19 febbraio diventi una data-simbolo. Pubblichiamo dunque l'appello diffuso in questi giorni per il Sema’etat Qen, invitando tutte/i a diffonderlo: "La data del 19 febbraio, rappresenta per il popolo etiopico il “Giorno della Memoria” in cui sono state commesse atrocità terribili durante il periodo dell’aggressione e dell’occupazione da parte dell’Italia fascista (1935-1941). Questa giornata è stata assunta a simbolo di tutti quegli anni in cui gli etiopi hanno dovuto subire sofferenze, sacrifici e lutti indimenticabili. Gli accadimenti di quel giorno e di quelli immediatamente successivi riguardano in particolare la spietata e diabolica rappresaglia scatenata dai fascisti per vendetta, in seguito ad un attentato, compiuto dai patrioti etiopi, contro il viceré Rodolfo Graziani ed altri gerarchi del suo seguito ed avvenuto nella capitale Addis Abeba occupata e martoriata. Il 19–20 e 21 febbraio 1937 sono stati massacrati senza pietà alcuna più di 30.000 cittadini etiopi, quasi tutti civili, anziani, donne, bambini e mendicanti. Alcuni di loro furono addirittura bruciati vivi nelle proprie case, i tradizionali “tucul” di fango, legno e paglia, dove cercavano rifugio nascondendosi dai scatenati criminali militari e civili italiani che risiedevano nella capitale. Oltre ad essere ricordata nel nostro Paese, l’Etiopia, la ricorrenza è celebrata nelle maggiori città del mondo dove sono presenti e vivono numerosi cittadini della diaspora etiopica. Quest’anno la ricorrenza è particolarmente sentita, in particolare a dimostrazione della più assoluta condanna da parte delle comunità etiopiche, a causa dell’edificazione ad Affile, un paesino situato sull’altipiano di Arcinazzo, a 60 km circa da Roma, di un monumento in onore di colui che è definito il “macellaio d’Etiopia” e cioè proprio il generale Graziani, riconosciuto anche dalle Nazioni Unite come criminale di guerra e responsabile, al pari di Mussolini e ad altri gerarchi ed ufficiali fascisti. Fra gli altri atroci e numerosi crimini ordinati dal Graziani, ricordiamo l’assassinio di più di 1.200 monaci e chierici cristiani, alcuni di questi giovani orfanelli, della più importante città conventuale dell’Etiopia, Debre Libanos, distante circa 100km da Addis Abeba. Vi invitiamo a partecipare ed a promuovere questa iniziativa, per dimostrare come gli onesti e democratici cittadini italiani non tollereranno mai che vengano onorati i criminali ed offese più di un milione di vittime, come i martiri e resistenti patrioti Etiopi".

PS: mi scuso per l'immagine cruenta, ma ho ritenuto fosse necessario dare una prova concreta di quell'atroce carneficina.

lunedì 18 febbraio 2013

La bella favola di Zeman e il sogno "americano" dell'as Roma.

All'indomani della sconfitta interna con il Cagliari il rapporto di lavoro as Roma-Zeman è stato interrotto. Con il solito laconico comunicato, la società ha deciso di esonerare l'allenatore boemo, seguendo la ormai consueta prassi italiana secondo cui, quando una squadra non ottiene risultati, il primo ed unico a pagare è l'allenatore.
Generalmente le società danno retta alle insistenze dei tifosi, ma nella fattispecie la vicenda ha un che di particolare, poichè malgrado i non esaltanti risultati, Zeman è tuttora molto apprezzato dalla tifoseria giallorossa, affascinata dalla sua concezione del Calcio che mette al primo posto "il gioco" attraverso il quale, si deve giungere al risultato.
Per la filosofia zemaniana, basata su una severa preparazione atletica, l'obiettivo è puntare a segnare una rete in più dell'avversario, per cui la tattica privilegia il gioco offensivo che attraverso la coralità della manovra, deve portare quanti più elementi possibili a poter realizzare il goal ed ottenendo come naturale risultato lo spettacolo.
Per la filosofia del calcio "business" invece, l'obiettivo è il mero risultato che può far salire le quotazioni della società e aumentare i profitti derivanti dall'indotto. In questo l'AS Roma aveva un po' innovato le strategie di marketing e, rifacendosi alle linee della proprietà americana che detiene il 60% delle azioni (il 40% è appannaggio di Unicredit), ha portato l'immagine della società in rete, attraverso il sito ufficiale ed i maggiori social network, Twitter e Facebook in primis.
Purtroppo l'innovazione sembra limitarsi  alla sola immagine, visto che poi, come scrivevo, invece di credere al progetto Zeman, a cui penso occorresse concedere più tempo, si è preferito ricorrere alla terapia tutta italiana secondo cui il cambio dell'allenatore è la panacea di tutti mali. Per avvalorare questa tesi si è anche ricorso a dei "mezzucci" quali quello di far entrare e poi far esporre per tutta la gara con il Cagliari uno striscione razzista e offensivo con scritto: "VIA IL BOEMO". (ma non si dovrebbero far rimuovere?),
Insomma una vicenda abbastanza squallida ben sintetizzata da Carletto Mazzone, indimenticato
allenatore, anche lui poco apprezzato rispetto ai meriti, che ha dichiarato: "ma che si aspettavano che Zeman facesse i miracoli?"
Eppure l'ex allenatore giallorosso un miracolo lo aveva  fatto davvero e questo miracolo si chiama Francesco Totti, calciatore che fino all'anno scorso sembrava l'ombra di se stesso e che oggi, sotto la gestione Zeman, appare ringiovanito di 10 anni.
I problemi dell'as Roma, a mio modo di vedere, sono  da ricercare altrove e i fatti accaduti nella domenica successiva all'esonero, (comportamento della squadra e vicenda Osvaldo) ne sono una dimostrazione e se una colpa si può attribuire a Zeman è forse quella di non aver preteso la cessione di alcuni calciatori poco inclini ad anteporre l'interesse di squadra, ai propri interessi personali.
Malgrado questa vicenda, la bella favola del gioco Zemaniano continua, non altrettanto si può dire del sogno "americano" dell'as Roma.
 

giovedì 14 febbraio 2013

14 febbraio, spezza la catena.. sollevo le braccia al cielo in "One Billion Rising"


 Il miglior modo per festeggiare San Valentino? Aderiamo a One Billion Rising, flash mob planetario contro la violenza sulle donne.
"Un miliardo di donne in piazza" è l'happening promosso da Eve Ensler, drammaturga e poetessa statunitense autrice de "I monologhi della vagina", opera tradotta in 30 lingue, in cui la Ensler affronta il complesso rapporto della donna con la sua sessualità in una società violenta e che originò la nascita di un movimento contro la violenza sulle donne.
Per cercare l'evento più vicino vai sul sito http://www.onebillionrising.org.  , dove puoi anche seguire le diverse manifestazioni dell'evento, dal vivo in streaming.
A riguardo pubblico volentieri l'articolo tratto da Ansa.it

"Almeno una donna su tre nel mondo ha sofferto o soffrira' violenza nel corso della sua vita, e questo, in una popolazione che cresce veloce verso i 7 miliardi, significa un miliardo di donne: e' partendo da questo assunto che l'organizzazione V-Day, fondata dall'autrice della piece teatrale "I monologhi della vagina", Eve Ensler, per oggi, San Valentino, si aspetta che nelle piazze e nelle strade di tutto il mondo scendera' un miliardo di donne e di uomini a ballare per le strade "per fermare la violenza sulle donne".
L'iniziativa One Billion Rising (Un miliardo insorge) che ha raccolto l'adesione di 202 Paesi, oltre a 5.000 associazioni, innumerevoli ong e istituzioni, e' sintetizzata dallo slogan "Un miliardo di donne stuprate sono un'atrocita', un miliardo di donne che ballano sono una rivoluzione".
Coincide con il 15/o anniversario della nascita di V-Day, l'ong fondata nel 1998 su iniziativa di Ensler e che, attraverso la diffusione e la rappresentazione capillare dei "Monologhi", lavora in tutto il mondo per promuovere la dignita' della donna attraverso il contatto con le singole realta'. V-Day e' motore di iniziative e associazioni locali di donne di ogni eta' ed estrazione culturali che si battono contro stupro, violenza domestica, femminicidio, mutilazione genitale, schiavitu' sessuale, cultura della prevaricazione maschile, e che nel tempo si sono diffuse in realta' anche terribili, come l'Africa o l'Asia profonde. E proprio da una realta' estrema come la provincia di Kivu,nella Repubblica democratica del Congo, Eve Ensler l'8 febbraio si e' collegata telefonicamente con i media di tutto il mondo in call conference per promuovere One Billion Rising.
"Il Congo, dove ho trascorso molto tempo - ha detto Ensler nel collegamento - e' una realta' devastata da 13 anni di guerra civile in cui sono morte 7 milioni di persone e milioni di donne sono state stuprate, torturate, uccise. Ho visto cosa succederebbe se permettessimo alla violenza di continuare". Questo perche' la violenza degliuomini sulle donne "non e' legata alla cultura di un popolo o diun Paese, ma e' un problema in tutto il mondo", in quello occidentale come in Africa, attraversa tutte le classi sociali, le eta', le culture, le religioni.
"In Africa - ha detto la scrittrice e attivista - ho visto donne fra le piu' forti del mondo alzare la testa, unirsi e insieme cercare di uscire dalla caverna del patriarcato nella quale sono costrette. Sono capaci di trasformare il dolore in forza" ("From Pain to Power" e' uno degli slogan dell'iniziativa, ndr). "In India - ha proseguito - ho partecipato alle manifestazioni di indignazione seguite alla morte della ragazza di Delhi stuprata dal branco, e tante donne che marciavano mi hanno confessato commosse di sentirsi per la prima volta libere e unite. E mi sono resa conto di cosa significherebbe se un miliardo di donne in tutto il mondo si mostrassero al mondo libere e combattive, tutte insieme". E la danza, forma di espressivita' spesso usata dalle donne africane, diventa espressione libera del proprio corpo, quindi ribellione. "Sara' qualcosa di mai visto prima", dice.
Le adesioni in tutto il mondo sono milioni, specie di giovani, ma anche istituzioni, governi, e uomini, alcuni dei quali come celebrita' hanno sono testimonial, da Robert Redford al Dalai Lama. In Italia la manifestazione del 14 febbraio e' promossa da V-Day Modena e hanno aderito decine di associazioni, fra cui Se Non Ora Quando?, Emergency, G.I.U.L.I.A., Udi, Cgil Action Aid, Telefono Rosa, Doppia Difesa oltre a centinaia di associazioni femministe e sociali in tutte le citta', che si organizzeranno autonomamente con "flash mob" in piazze e strade."

 

domenica 3 febbraio 2013

Politiche 2013, avanza il partito dei disillusi.

 
La satira politica in genere prende spunto dalla realtà e porta all'eccesso determinati comportamenti, cercando in questo modo di evidenziarne gli aspetti più ridicoli. Anche il titolo de "il Vernacoliere", foglio satirico livornese, rispetta questa regola riferendosi all'attuale campagna elettorale, che vede una scena politica quanto mai confusa e frammentaria.
La frammentarietà è dovuta al proliferare di liste e listarelle che malgrado la "sforbiciata" della Cassazione sono ben 158. Alcune di queste appoggiano i candidati premier dei maggiori partiti, altre ne presentano uno proprio. Tanto per fare degli esempi, c'è la lista del Magistrato Antonio Ingroia (Rivoluzione Civile), quella del giornalista Oscar Giannino (Fare per Fermare il Declino), quella del deputato europeo Mogdi Allam (Io Amo l'Italia), quella dell'ex pornodiva Ilona Staller (Democrazia, Natura, Amore).
Beninteso, non si vuole qui criticare un diritto sancito dalla costituzione, nè discutere delle buone intenzioni delle persone, ma in un momento in cui, per uscire da una situazione  di crisi economica  e di disagio sociale, occorrerebbe unità d'intenti programmatici, mi chiedo a cosa serva questa tendenza individualista a ricercare ognuno la propria soluzione. E' indubbio che tutto ciò ingeneri nell'elettorato, confusione  e disamore per la politica da cui deriva un diffuso qualunquismo e una massimizzazione dei soggetti politici. 
Non si sottraggono a tale tendenza nemmeno i leader degli schieramenti politici tradizionali,. molto più occupati nell'additare all'altrui ambiguità che ad esporre i propri programmi di governo. Per cui, sul piano prettamente politico, non si nota una volontà  ben definita di progettare qualcosa di nuovo. Come già scritto, in un post precedente, malgrado il successo delle Primarie del Pd, l'elezione di Bersani a candidato premier non ha portato una maggiore aggregazione delle forze a sinistra. Dall'altra parte, Berlusconi, riuscito in extremis a raggiungere un accordo peraltro ambiguo, con quel che resta della Lega,  continua nei suoi soliti e populistici proclami.  Anche l'ingresso di Mario Monti, nella politica attiva  salutata da molti osservatori come una piacevole novità, non ha prodotto granchè di positivo, dato che l'ex presidente del consiglio, invece di mettere la sua competenza al servizio dello stato, cercando magari delle intese, insegue una solitaria e improbabile "occupazione" dello spazio politico di centro-destra. Infine la "novità" del M5S di Beppe Grillo, movimento d'opinione che ha senz'altro portato una ventata d'aria fresca in politica, lascia un po' perplessi poichè, sul piano della democrazia interna, date le note recenti vicissitudini, finisce per rappresentare soltanto l'opinione del fondatore.
Insomma è evidente che, ancora una volta,  la classe politica italiana ha  perso una buona occasione per fare un salto di qualità, anteponendo i soliti interessi "di bottega" ad una proposta politica seria e, soprattutto, al servizio dei cittadini.
Andrò a votare il 24 febbraio, (il mio senso civico è talmente radicato da poter essere considerato addirittura fobico), ma potenzialmente potrei far parte della folta schiera del partito dei disillusi, quello che accetterebbe di buon grado il provocatorio invito della vignetta del "Vernacoliere" o che, più concretamente, al seggio elettorale preferirà la classica gita fuori porta.

 

venerdì 25 gennaio 2013

L'indiscutibile fascino del domani.

http://blog.focus.it/una-finestra-sull-universo/files/2012/06/trick-collision.jpg
"Cosa vuoi fare da grande?" E' la classica domanda che si rivolge ai bambini, non appena essi abbiano acquisito la capacità di risponderci. Le risposte sono molteplici e variegate e vanno dal "... il calciatore" per i maschietti, al "...la ballerina" per le femminuccie. C'è anche chi risponde più modestamente: "voglio fare il falegname o il meccanico" e chi, forse risentendo del pragmatismo famigliare, opta per "...il dentista".
Non ho un preciso ricordo della mia infanzia vera e propria, tuttavia ricordo che sui sette-otto anni (che, per mole d'informazioni ricevute e conseguente capacità d'apprendimento, equivalgono ai quattro-cinque anni di oggi) mi fu rivolta quella domanda a cui io, che in verità non avevo grandi progetti futuri, risposi che volevo fare il motociclista. Il motivo di questa risposta era molto banalmente dovuto alla mia ammirazione per uno zio che di mestiere faceva il fattorino e che utilizzava una piccola motocicletta per svolgere il suo lavoro. Non ebbi poi mai una moto che posso ormai considerare come il classico sogno nel cassetto.
Così come il mio, anche il 99 per cento dei desideri dei bambini rimangono tali, giacchè la vita poi, in relazione ai tanti fattori economici, ambientali e sociali, lima desideri e aspirazioni  indirizzando ognuno su strade assai concrete.
Tuttavia, come accennato, i desideri non svaniscono nel nulla, possono essere riposti o trasformarsi, ma in genere resistono agli accadimenti della vita. Ecco spiegato perchè, in età matura, anche se nessuno ci rivolge più la fatidica domanda, siamo noi stessi, a volte,  a sorprenderci a pensare ancora a "cosa fare da grandi", non tenendo conto delle reali circostanze della  vita che  probabilmente non ci permetteranno, di nuovo, di realizzare i nostri desideri
Per fare un esempio personale, essendo io un appassionato dello scrivere, sovente penso ancora che qualche mio scritto possa essere notato e pubblicato da un  editore, poi pensando che ho quasi 60 anni, rido un po' di me, ma in fondo in fondo forse ci credo ancora.
Penso succeda un po' a tutti e sono fermamente convinto che ciò non sia negativo, anzi sono convinto  che la possibilità di nutrire aspettative verso il futuro, renda la vita varia e interessante, Non importa se le aspettative saranno soddisfatte o meno, poichè il vero sale della vita è proprio questa imprevedibilità del futuro.Viceversa, nel caso conoscessimo gli aventi a venire, condurremmo un'esistenza piatta e priva d'interesse, una specie di lenta agonia.
Allo stesso modo è importante capire che non esiste un futuro, o meglio, un destino prestabilito, ma che ognuno è artefice del proprio destino. Certamente, non vivendo in una sfera di vetro, occorre poi saper affrontare le molteplici variabili legate alle relazioni col mondo esterno a noi stessi, cose o persone che siano.  Il non conoscere ciò che sarà domani, ovvero non sapere ciò che la vita ci riserva per il futuro, ha sempre avuto un incredibile fascino per il genere umano. Non a caso "il domani" è sempre stato tema prediletto delle varie forme d'arte, nonchè oggetto di discussione e studio di scienziati e filosofi.
Concludo con un'interpretazione musicale del "domani" in amore, sicuramente uno tra i più incerti, ma forse proprio per questo particolarmente affascinante. Un'interpretazione personale, quella degli Articolo 31, ma, a mio modo di vedere, abbastanza veritiera.


 
 

mercoledì 16 gennaio 2013

Appunti sulla fine del mondo.



 
L'essere felicemente scampato all'ennesima fine del mondo mi ha lasciato oltremodo ottimista, dandomi modo, nello stesso tempo, di fare alcune riflessioni sull'argomento.
La ragione del mio rinnovato ottimismo deriva dal fatto che posso affermare con fierezza di essere uscito indenne, nel corso della mia vita, da varie "fine del mondo", a partire da quella del 1960  dove per salvarsi occorreva andare sul Monte Bianco, per andare a quella del 1975, annunciata e poi smentita dai Testimoni di Geova, passando per quella, gettonatissima, dell'anno 2000, per finire al recente 21 dicembre 2012. Insomma un bel record che conto comunque di incrementare visto che, come si suol dire: "la madre dei cretini è sempre incinta".
Venendo alla riflessione, mi sono chiesto il perchè si parli sempre di fine del mondo e mai di "fine dell'universo". E' un fatto abbastanza singolare visto che la Terra, in relazione alla mappa dell'universo visibile (cioè con un raggio di  13,7 miliardi di anni luce), è meno di un granello di sabbia e la sua eventuale scomparsa provocherebbe una perdita del tutto "irrilevante".
Il motivo si può forse trovare partendo dalla concezione egocentrica che abbiamo di noi stessi e del pianeta su cui ci troviamo, che in passato aveva convinto gli studiosi a piazzare la Terra addirittura al centro del'universo. Concezione avvalorata da quasi tutte le credenze religiose, Cristianesimo ed Ebraismo in primis, come si evince dalla Genesi biblica che fornisce una rappresentazione della creazione, abbastanza semplicistica, per non dire banale, essendo originata da due sole persone. Rappresentazione allegorica si dirà, ma a cui molti credono letteralmente e comunque, continuando nel racconto biblico, che dire della storia del "popolo eletto" da cui nasce il Cristianesimo? Possibile che il buon Dio abbia privilegiato in modo così evidente quel piccolo popolo del Medio oriente, a dispetto di tutto il resto del pianeta, per non parlare del resto dell'universo? 
Se ci pensiamo, l'esistenza di un "popolo eletto" è proprio la dimostrazione pratica della concezione egocentrica di cui si parla, che, sotto vari aspetti, condiziona pesantemente la nostra cultura. Ad esempio ci rende scettici circa la presenza di vita al di fuori del nostro mondo o dà origine alle teorie da fine del mondo da cui si salverebbero, per l'appunto, soltanto pochi "eletti".
Nel 1960, secondo la "profezia" del menagramo dell'epoca Emman il Salvatore, (un pediatra di nome Elio Bianca), erano 12mila coloro che si sarebbero dovuti salvare, mentre per i Testimoni di Geova, che interpretano alla lettera quanto scritto nell'Apocalisse di San Giovanni, i salvati sarebbero 144mila. Anche il 21 dicembre scorso, i "profeti della catastrofe" avevano indicato  delle località (per lo più località turistiche) in cui "alcuni" si sarebbero potuti salvare.
Come si nota, alla base di questa voglia di catastrofe finale c'è sempre un egocentrismo esasperato che unito alla assurda pretesa di possedere "la verità" porta al fanatismo e ad un pericoloso settarismo religioso. Procedendo con queste Finis Terrae selettive, credo che in futuro si potrà ipotizzare una fine del mondo ad hoc per un'area, piuttosto che un altra. Vale a dire: fine del mondo solo per la galassia di Andromeda, a seguire Via Lattea, oppure, restando sulla terra: fine del mondo dalla nazione più grande a quella più piccola, o ancora: fine del mondo solo per quelli del sud.
Si potrebbe anche pensare ad una selezione di tipo temporale, tipo fine del mondo per quelli dai 70 anni in su o addirittura ad una fine del mondo "classista" in cui ovviamente i primi a scomparire sarebbero i poveri.
Per concludere, ipotesi più o meno strampalate a parte, credo che la Divina Provvidenza, Madre Natura o comunque vogliate chiamarla, abbia senz'altro più buon senso di quello degli abitanti di questo piccolo pianeta chiamato Terra e che continui ad operare una fine del mondo graduale che coincide implacabilmente con la fine della vita di ogni essere vivente e che continuerà nel tempo, così come continua l'universo oltre il limite del visibile, laddove non è dato vedere cosa sia, giacchè la sua luce ci raggiungerà tra  13,7 miliardi di anni.