L'essere felicemente scampato all'ennesima fine del mondo mi ha lasciato oltremodo ottimista, dandomi modo, nello stesso tempo, di fare alcune riflessioni sull'argomento.
La ragione del mio rinnovato ottimismo deriva dal fatto che posso affermare con fierezza di essere uscito indenne, nel corso della mia vita, da varie "fine del mondo", a partire da quella del 1960 dove per salvarsi occorreva andare sul Monte Bianco, per andare a quella del 1975, annunciata e poi smentita dai Testimoni di Geova, passando per quella, gettonatissima, dell'anno 2000, per finire al recente 21 dicembre 2012. Insomma un bel record che conto comunque di incrementare visto che, come si suol dire: "la madre dei cretini è sempre incinta".
Venendo alla riflessione, mi sono chiesto il perchè si parli sempre di fine del mondo e mai di "fine dell'universo". E' un fatto abbastanza singolare visto che la Terra, in relazione alla mappa dell'universo visibile (cioè con un raggio di 13,7 miliardi di anni luce), è meno di un granello di sabbia e la sua eventuale scomparsa provocherebbe una perdita del tutto "irrilevante".
Il motivo si può forse trovare partendo dalla concezione egocentrica che abbiamo di noi stessi e del pianeta su cui ci troviamo, che in passato aveva convinto gli studiosi a piazzare la Terra addirittura al centro del'universo. Concezione avvalorata da quasi tutte le credenze religiose, Cristianesimo ed Ebraismo in primis, come si evince dalla Genesi biblica che fornisce una rappresentazione della creazione, abbastanza semplicistica, per non dire banale, essendo originata da due sole persone. Rappresentazione allegorica si dirà, ma a cui molti credono letteralmente e comunque, continuando nel racconto biblico, che dire della storia del "popolo eletto" da cui nasce il Cristianesimo? Possibile che il buon Dio abbia privilegiato in modo così evidente quel piccolo popolo del Medio oriente, a dispetto di tutto il resto del pianeta, per non parlare del resto dell'universo?
Se ci pensiamo, l'esistenza di un "popolo eletto" è proprio la dimostrazione pratica della concezione egocentrica di cui si parla, che, sotto vari aspetti, condiziona pesantemente la nostra cultura. Ad esempio ci rende scettici circa la presenza di vita al di fuori del nostro mondo o dà origine alle teorie da fine del mondo da cui si salverebbero, per l'appunto, soltanto pochi "eletti".
Nel 1960, secondo la "profezia" del menagramo dell'epoca Emman il Salvatore, (un pediatra di nome Elio Bianca), erano 12mila coloro che si sarebbero dovuti salvare, mentre per i Testimoni di Geova, che interpretano alla lettera quanto scritto nell'Apocalisse di San Giovanni, i salvati sarebbero 144mila. Anche il 21 dicembre scorso, i "profeti della catastrofe" avevano indicato delle località (per lo più località turistiche) in cui "alcuni" si sarebbero potuti salvare.
Come si nota, alla base di questa voglia di catastrofe finale c'è sempre un egocentrismo esasperato che unito alla assurda pretesa di possedere "la verità" porta al fanatismo e ad un pericoloso settarismo religioso. Procedendo con queste Finis Terrae selettive, credo che in futuro si potrà ipotizzare una fine del mondo ad hoc per un'area, piuttosto che un altra. Vale a dire: fine del mondo solo per la galassia di Andromeda, a seguire Via Lattea, oppure, restando sulla terra: fine del mondo dalla nazione più grande a quella più piccola, o ancora: fine del mondo solo per quelli del sud.
Si potrebbe anche pensare ad una selezione di tipo temporale, tipo fine del mondo per quelli dai 70 anni in su o addirittura ad una fine del mondo "classista" in cui ovviamente i primi a scomparire sarebbero i poveri.
Per concludere, ipotesi più o meno strampalate a parte, credo che la Divina Provvidenza, Madre Natura o comunque vogliate chiamarla, abbia senz'altro più buon senso di quello degli abitanti di questo piccolo pianeta chiamato Terra e che continui ad operare una fine del mondo graduale che coincide implacabilmente con la fine della vita di ogni essere vivente e che continuerà nel tempo, così come continua l'universo oltre il limite del visibile, laddove non è dato vedere cosa sia, giacchè la sua luce ci raggiungerà tra 13,7 miliardi di anni.