Accade spesso che gli sportivi ricorrano a dei simboli religiosi prima, durante e dopo una competizione a cui partecipano. Specie tra i calciatori è diffuso, almeno sui campi europei e sudamericani, il segno della croce, simbolo della cristianità. Niente da dire se ciò rimane nei canoni dei piccoli gesti che ognuno di noi compie, magari anche per una certa irriverente scaramanzia, affinchè il Dio in cui crediamo ci protegga da possibili incidenti in una competizione sportiva, piuttosto che in un viaggio in auto o in aereo, o magari ci dia una mano prima di un esame. Paulo Coelho direbbe che "Dio già sa" e che sarebbe meglio rimettersi "alla Sua volontà" invece che metterLo al servizio dei nostri desideri, forse anche un po' prosaici, ma si sa la religione, proprio nella sua accezione "naturale", ognuno se la fa a modo suo.
Tuttavia direi che c'è di peggio ed è quando si ostenta il proprio credo religioso, dando l'impressione che Iddio stesso ci abbia messo in un posto piuttosto che in un altro, che insomma ci abbia "eletto" a proprio rappresentante specie in professioni in cui, il privilegio economico è evidente. Mi riferisco a quanti, sempre nel Calcio, si qualificano come calciatori, atleti o soldati di Cristo.
Uno di questi è Edison Cavani che, oltre a mostrare magliette inneggianti ovviamente a Gesù Cristo (è un Cristiano Evangelico, Pentecostale) rivolge sempre, dopo ogni goal, lo sguardo al cielo e fa un segno abbastanza singolare con le mani, volendo ringraziare per il giusto aiuto venuto "dall'alto", in barba alla tanto decantata giustizia divina, che invece dovrebbe essere, più che mai, uguale per tutti e quindi anche per l'avversario sportivo di turno.
Altro che giustizia, se così fosse, se l'aiuto ci fosse solo per lui, occorrerebbe aprire un fascicolo al tribunale sportivo per "frode sportiva", giacchè questo reato si configura nell’ipotesi in cui, qualunque soggetto collegato ad una società e capace di determinarne il comportamento, si faccia carico di turbare (o di provare a turbare) il naturale svolgimento di una competizione.(l. 401/80)
Fortuna che il Dio a cui il calciatore uruguaiano si rivolge, oltre a fornirgli un grande tatento sportivo, non credo si interessi più di tanto a lui, magari più preoccupato del recente e tragico periodo della dittatura militare, che ancora è motivo di problemi e divisioni nel paese d'origine di Cavani.
Per cui Milan, Inter, Roma, Juventus, Lazio e tutte le altre pretendenti allo Scudetto, non abbiano paura, Dio non tifa Napoli; per i partenopei, c'ha sempre pensato soltanto il povero San Gennaro...
Scudetto, non abbiano paura, Dio non tifa Napoli; per i partenopei, c'ha sempre pensato soltanto il povero San Gennaro...
RispondiElimina"Povero" un CAZZO !!!
povero perchè, (forse non tutti sanno che) durante il Concilio Vaticano II, la venerazione di S. Gennaro fu limitata in ambito locale: in pratica fu declassificato come Santo di serie "B".
RispondiEliminaSe poi ti riferisci al famoso "tesoro", Lui non ne ha certo colpa...
quando non si sa su cosa scrivere.....
RispondiEliminano so a chi ti riferisci, perchè io sapevo bene su cosa scrivere e infatti l'ho scritto.
RispondiEliminaDevi essere della Juve ....,povero.....
RispondiEliminaSan Gennaro ha ascoltato il tifoso napoletano intervistato da un inviato del programma (quelli che il calcio e....)prevedendo la vittoria del napoli per 3 reti a zero e in piu la tripletta di cavani.
RispondiEliminasono contento, ma resto dell'idea che in campo ci vanno i calciatori, non i santi.
RispondiEliminaRispondendo all'altro commento, se si scorre il blog si può scoprire che la mia squadra del cuore non è la juve, ma comunque il tifo qui non c'entra ed il post non era contro la squadra di Napoli, città a cui, peraltro, sono molto affezionato.