La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 7 anni di Carcere per Salvatore Cuffaro, ex Governatore della Sicilia e, fino a ieri, senatore dei Popolari di Italia Domani, il movimento scissosi dalla UDC, lo scorso ottobre e passato repentinamente dall'opposizione, al pieno appoggio alla maggioranza di governo.
La corte quindi conferma la sua collusione con Cosa Nostra, consistente nell'aver fornito informazioni circa la presenza di microspie piazzate dai Ros nell'abitazione del boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro.
C'è un senso di sollievo quando qualcosa in Italia, specie in politica, può dirsi definitivo e c'è un senso di sollievo soprattutto perchè non si parla di complotto o di trama delle solite toghe rosse, anzi proprio l'ex Governatore ha affermato che rispetta l'opera che la magistratura ha portato a termine. Ci mancherebbe altro, si dirà, ma in realtà basta guardare le pagine dei giornali degli ultimi giorni o rifarsi ai casi Dell'Utri o Previti per accorgersi che non è quasi mai così.
Il ministro Alfano a tal proposito, nel corso di un'intervista a Sky Tg24, parlando di Cuffaro, ne ha evidenziato "la dignità del contegno in tutti questi anni e da ultimo proprio ieri.." poi riferendosi alla vicenda Berlusconi, ha biasimato ogni parallelismo adducendo che Il premier è solo indagato e non condannato in modo definitivo.
Pur tralasciando la patetica solidarietà che, attraverso la dignità del comportamento, cerca di compensare ciò per cui Cuffaro è stato riconosciuto colpevole, è curioso constatare, nelle parole del Guardasigilli, questa ennesima logica dei "due forni" dove il rispetto verso le autorità inquirenti e la magistratura in genere, non è dovuto in quanto espressioni di una istituzione dello stato, ma solo perchè le circostanze costringono a farlo.
Quindi Berlusconi può dire ogni nefandezza nei confronti dei magistrati impegnati nelle indagini sul "Rubygate", perchè è solo indagato, mentre Cuffaro, che è stato condannato, è da ammirare perchè...accetta con dignità la condanna!!
Sembra una barzelletta, eppure è proprio così che, da anni, una parte della politica si difende da indagini e processi nei confronti di propri appartenenti.
E' uno dei tanti capisaldi del Berlusconismo: parallelamente alla "delegittimazione dell'avversario" in campo prettamente politico-elettororale, ecco la "non condivisione delle regole" nei campi in cui il potere del capo può venir messo in discussione dalle "regole" preesistenti, come la Costituzione, le prerogative del Capo dello Stato e degli organi di garanzia e soprattutto la Magistratura.
In questo modo non si va mai a discutere della sostanza di un'indagine giudiziaria, di un processo penale, di una critica politica, ma ci si ferma al "come" o, addirittura al "perchè" discuterne, si insinua il sospetto che gli "altri" non siano in buona fede e si pone il presupposto di essere sempre dalla parte della ragione, insomma un mondo di "perfetti" in perenne lotta contro "l'imperfezione del resto".
Purtroppo anche nel perfettismo berlusconiano, ogni tanto può verificarsi qualche piccolo incidente ed ecco i casi Cuffaro, Previti e, forse domani, Dell'Utri, ma tali imperfezioni vengono espulse e sacrificate velocemente sull'altare del bene futuro. In breve tempo il silenzio s'impadronisce di esse e le trasforma in faccende di poco conto, che sono niente di fronte alla "grande perfezione".
La corte quindi conferma la sua collusione con Cosa Nostra, consistente nell'aver fornito informazioni circa la presenza di microspie piazzate dai Ros nell'abitazione del boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro.
C'è un senso di sollievo quando qualcosa in Italia, specie in politica, può dirsi definitivo e c'è un senso di sollievo soprattutto perchè non si parla di complotto o di trama delle solite toghe rosse, anzi proprio l'ex Governatore ha affermato che rispetta l'opera che la magistratura ha portato a termine. Ci mancherebbe altro, si dirà, ma in realtà basta guardare le pagine dei giornali degli ultimi giorni o rifarsi ai casi Dell'Utri o Previti per accorgersi che non è quasi mai così.
Il ministro Alfano a tal proposito, nel corso di un'intervista a Sky Tg24, parlando di Cuffaro, ne ha evidenziato "la dignità del contegno in tutti questi anni e da ultimo proprio ieri.." poi riferendosi alla vicenda Berlusconi, ha biasimato ogni parallelismo adducendo che Il premier è solo indagato e non condannato in modo definitivo.
Pur tralasciando la patetica solidarietà che, attraverso la dignità del comportamento, cerca di compensare ciò per cui Cuffaro è stato riconosciuto colpevole, è curioso constatare, nelle parole del Guardasigilli, questa ennesima logica dei "due forni" dove il rispetto verso le autorità inquirenti e la magistratura in genere, non è dovuto in quanto espressioni di una istituzione dello stato, ma solo perchè le circostanze costringono a farlo.
Quindi Berlusconi può dire ogni nefandezza nei confronti dei magistrati impegnati nelle indagini sul "Rubygate", perchè è solo indagato, mentre Cuffaro, che è stato condannato, è da ammirare perchè...accetta con dignità la condanna!!
Sembra una barzelletta, eppure è proprio così che, da anni, una parte della politica si difende da indagini e processi nei confronti di propri appartenenti.
E' uno dei tanti capisaldi del Berlusconismo: parallelamente alla "delegittimazione dell'avversario" in campo prettamente politico-elettororale, ecco la "non condivisione delle regole" nei campi in cui il potere del capo può venir messo in discussione dalle "regole" preesistenti, come la Costituzione, le prerogative del Capo dello Stato e degli organi di garanzia e soprattutto la Magistratura.
In questo modo non si va mai a discutere della sostanza di un'indagine giudiziaria, di un processo penale, di una critica politica, ma ci si ferma al "come" o, addirittura al "perchè" discuterne, si insinua il sospetto che gli "altri" non siano in buona fede e si pone il presupposto di essere sempre dalla parte della ragione, insomma un mondo di "perfetti" in perenne lotta contro "l'imperfezione del resto".
Purtroppo anche nel perfettismo berlusconiano, ogni tanto può verificarsi qualche piccolo incidente ed ecco i casi Cuffaro, Previti e, forse domani, Dell'Utri, ma tali imperfezioni vengono espulse e sacrificate velocemente sull'altare del bene futuro. In breve tempo il silenzio s'impadronisce di esse e le trasforma in faccende di poco conto, che sono niente di fronte alla "grande perfezione".
Il fatto è che ormai c'è una tale assuefazione allo sbraitare contro i giudici che ormai chi rispetta le sentenze e la magistratura sembra una perla rara: dovrebbe essere normale.
RispondiEliminaconcordo e aggiungo che è uno sbraitare ben organizzato, volto ad iinsinuare il sospetto che la magistratura operi con fini diversi da quelli istituzionali. Inoltre sarebbe ora che qualcuno condannato definitivamente, oltre a rispettare il giudizio, ammettesse onestamente di aver sbagliato.
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