martedì 10 febbraio 2015

FACCE IN PIAZZA


FACCE IN PIAZZA
di Patrizia Sambati

 

Lo confesso, Facebook non m’interessava e ne sono rimasta lontana per anni, fiera dei rapporti reali e diffidente di quelli virtuali. Figlia di un’epoca in cui le piazze erano colme di gente, che ancora si conosceva personalmente; i bar, le arene di filosofici scontri sui moduli del calcio o disquisizioni qualunquiste sulla politica spicciola. Lieta di partecipare a raduni e rimpatriate tra ex compagni di scuola grazie ad un “colpo di telefono”, aliena dai flash mob, ancora devota agli aggiornamenti dei Tg e ignara della risonanza globale post moderna  e dell’incessante flusso  di notizie dei social network. Nato dall’idea di uno studente dell'Università di Harvard di utilizzare la lista fotografica delle matricole  come Database, Facebook nel tempo ha rappresentato non solo un  archivio dove registrarsi  per ritrovare i vecchi compagni di scuola o amici dispersi qua e là per il mondo, ma anche un nuovo modo di comunicare, intrecciare relazioni, informarsi, stare al mondo tra uomini e donne. Dati comuni: esibizionismo, narcisismo, un pizzico di spirito goliardico e voglia di sperimentare le nuove tecnologie. Il diario della propria giornata inizia con i saluti rituali e prosegue con riflessioni su avvenimenti di cronaca, politica, attualità, dalle realtà locali al pettegolezzo di quartiere. Ed è qui che la piazza virtuale fa la sua mirabolante apparizione: il mondo è qui e ora. Una copia sbiadita e casareccia dei comunicati stampa e dei Tg, di cui però conserva l’aura patinata e multimediale. Perciò bisogna aspettarsi di tutto dalle “Pagine di diario”: discussioni assurde, talvolta volgari, o senza un filo logico, con giudizi politicamente infondati, spiattellati senza falsa modestia da opinionisti della porta accanto, certi solo della propria impunità. Il limite del ridicolo e del pressapochismo è spesso superato e per fortuna, surclassato, dal flusso incessante della sezione notizie. Questo tuttavia è solo un primo approccio al mezzo, per qualcuno anche l’ultimo. Sennonché la piazza virtuale di Facebook presenta delle novità interessanti, secondo me. Nelle discussioni i cittadini sono uguali e possono contribuire in maniera democratica con le proprie opinioni ed esperienze personali, realizzando in modo più o meno consapevole la filosofia politica anarchica dell'Agorismo. Essa  prende spunto dall’agorà, l'antica piazza principale della polis greca, luogo di libero mercato e libero scambio d’idee e argomenti. Intanto, se nella gestione dell’ agorà erano escluse le donne, nella  piazza virtuale moderna le donne emancipate guidano il timone della comunicazione. Nell'uso di Facebook infatti le utenti femminili rappresentano  la maggioranza con il 57 % , a fronte di un più ridotto 43% per gli utenti maschili. Le donne, inoltre, rappresentano una cospicua fetta  di autrici di blog e di interventi diaristici, forme di “esposizione in vetrina “ delle identità  personali e di politicizzazione del vivere quotidiano.

Un altro aspetto interessante è il ripensamento delle normali categorie spazio/tempo. Sono quindi d’accordo con quanto sostenuto da Umberto Galimberti quando parla di “quella realtà de materializzata che è la Rete, dove lo spazio viene abolito, il tempo reso istantaneo e le persone fanno la loro comparsa con la vicaria complicità di quel loro sosia che è l’alter ego digitale. Certo c’è una bella discontinuità tra l’agorà antica, dove le parole erano accompagnate dai gesti, i gesti dagli sguardi, e gli sguardi, tradendo le intenzioni, potevano smascherare il mai risolto gioco tra menzogna e verità. “La piazza web. Il modello dell’agorà”- Tratto da la Repubblica, 10 dicembre 2009.

Ritengo che le forme di comunicazione sul libro delle facce  corrano su due assi, talvolta paralleli, talvolta intrecciati: sincronico e diacronico. Nel primo la valutazione dei fatti avviene è nel divenire, secondo un’ ottica dinamica ed evolutiva, nel secondo il fatto viene astratto dal processo evoluzionistico. Questi due aspetti emergono nella formazione dei cosiddetti gruppi, vere e proprie comunità che sorgono su un progetto, un’iniziativa o un orientamento politico e portano avanti un’attività cui i membri possono contribuire sia sul piano teorico sia con il proprio lavoro. Il bello dei gruppi è la capacità di rappresentare una forma di aggregazione eterogenea al di fuori dei partiti, in cui il singolo utente  è protagonista e con le stesse possibilità di  intervento di tutti gli altri. Spesso con la volontà ingenua di  partecipazione e condivisione, in buona fede, di temi idealmente validi, ma con il rischio di manipolazione, di adesione a falsi contenuti senza alcun filtro o possibilità di difesa. Il massimo della democrazia combinata alla tecnologia più avanzata.

Le comunità rappresentano oggigiorno una forma molto avanzata di libero scambio delle idee e di partecipazione alla vita sociale cui forse molti cittadini sono divenuti estranei, vuoi per le vicende della politica italiana vuoi per un’atavica tendenza al disimpegno  e a demandare il governo della res pubblica alle istituzioni, votate spesso con scarsa convinzione politica.

Patrizia Sambati

26 commenti:

  1. Pubblico volentieri questo interessante articolo dell'amica Patrizia, che analizza uno dei più importanti fenomeni comunicativi contemporanei. Facebook, infatti, a mio modo di vedere è esemplare di come la rete, nel bene e nel male, rappresenti ormai una delle più importanti forme di comunicazione planetaria. Ringrazio Patrizia Sambati per questo suo importante contributo, certo che esso darà nuova linfa a questo blog, ultimamente un po' trascurato da chi vi scrive e mi auguro che ciò possa essere l'inizio di una duratura collaborazione.

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  2. Conosco questo articolo.....Valerio, promuovilo questo blog, non l'abbandonare...
    Ciao....Leo

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    1. L'intento è proprio quello, Leo. Non a caso ho chiesto a Patrizia di pubblicare qui. A presto

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  3. eccomi....ben ritrovato e grazie per la visita e questo post molto interessante.

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  4. Ciao Wiska,
    intanto, grazie per la tua visita al mio post :-)
    Io non ho un account Facebook, quindi, non posso giudicarlo oggettivamente, ma credo che come tutti i Social Network ed il web in generale, sia uno strumento utile se usato con criterio. Internet è una finestra fantastica, che dà a tutti la possibilità di guardare, osservare, conoscere, intervenire. Molte persone, però, ne fanno un uso errato. Troppi si nascondono dietro il monitor per curiosare, offendere o, semplicemente, per giocare. La nostra è un'epoca incredibile, in cui possiamo cogliere frutti appetitosi e sostanziosi, sempre che non se ne faccia indigestione... La moderazione, in questo caso, è sinonimo di intelligenza, secondo il mio punto di vista. Quindi, io ritengo che discutere utilizzando una tastiera ed un monitor, invece di un telefono o di incontri dal vivo, abbia alcuni lati positivi ed altri negativi. Come scrive Patrizia Sambati, la gestualità, linguaggio estremamente importante, vengono certamente a mancare, ma, dall'altra parte, può esserci la disinvoltura, il sentirsi al pari degli altri, il sentirsi liberi di esprimere i propri pareri senza timore, nell'affrontare argomenti di interesse comune, parlandone anche con persone che non vedi, che non conosci, ma che in quel momento, rappresentano concretamente il mondo esterno e sono al tuo pari. In conclusione, ben vengano canali di comunicazione che permettono ( a tutti quelli che sanno usare un computer, naturalmente :-) ) di far parte di questa straordinaria comunità che è il MONDO. L'importante, è farne un buon uso nel rispetto di tutti e di tutto :-)

    Un abbraccio,
    Cristina

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    1. Grazie agli amici per i commenti al mio post. È il risultato di alcuni mesi di full immersion in un mondo che non conoscevo e snobbavo, come tanti, e ripiegato in diversi strati, dalla bacheca del futile quotidiano all'informazione qualunquista. Attraverso i social transita la svariata umanità, che acquista on line anche la partecipazione politica.
      Compito dei cosmonauti è connettere facce e parole, che in questa dimensione appaiono dissociate. Partendo dalla piazza, svuotata di senso, ormai un luogo futuribile, utopico, come in alcuni modelli rinascimentali.
      Patrizia Sambati

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    2. Grazie della cortesia Cristina e del tuo commento così articolato, un caro saluto

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  5. ottimo ritratto di come sta cambiando la società

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    1. Certo, la società cambia e mutano le forme di comunicazione, sebbene in piccole realtà sia ancora possibile l'approccio quotidiano delle "facce in piazza" . Stesse facce che si incontrano poi sui social, in particolare su Facebook, il ché fa pensare che la mentalità è la stessa di chi vuole arrivare sul sagrato della chiesa con la propria auto (a cento metri da casa!)...

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  6. L'importante, è farne un buon uso nel rispetto di tutti e di tutto... CONDIVIDO

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    1. Sono d'accordo con te, magari anche divertirsi e trovare nuove nuove forme di socializzazione, come testimoniano le numerose adesioni da parte della terza età (aspetto da me riscontrato con grande sorpresa!). Grazie!

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    2. grazie luis e complimenti per il tuo blog. A presto

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  7. Il web ha ridotto le distanze e mai come oggi, si può pensare a una democrazia diretta. I governi del mondo hanno paura della rete, perché in pochi minuti si può veicolare un flusso di notizie.
    Saluti a presto

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    1. Sì, senza dubbio il web ha una accessibilità anche pericolosa alla dimensione privata delle persone. Nel mio post in conclusione ho evidenziato gli aspetti positivi dei social, come la possibilità per es. attraverso le community di scambiare informazioni ed opinioni sui fatti d'attualità e della politica , come avveniva appunto nella storica"piazza" ed accedere così in modo virtuale alla gestione della res publica. Il pericolo è nel perdere di vista la prospettiva generale delle cose, perciò l'agorà era al centro della comunità urbana, attorniata da altri luoghi di pubblico esercizio (chiesa, amministrazione comunale, bar dello sport, farmacia, circolo cittadino, edicola, ecc.). Grazie del commento, Cavaliere oscuro del web

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    2. Ciao Cavaliere, l'idea della democrazia diretta affascina anche me, ma purtroppo pure i politici nati sul web, una volta entrati nelle "sacre" aule parlamentari sembrano improvvisamente "normalizzarsi". Me sa che la rivoluzione ce la dobbiamo fà da soli :)
      Salutoni, a presto

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  8. Ciao Wiska, ben trovato!!
    La mia iscrizione a FB risale a parecchi anni fa, forse al suo esordio, ma la mia partecipazione attiva è sono da un paio di anni. Non è il mio diario e posto poco se paragonato a chi ci scriva la sua vita intera.
    Non seguo tantissime persone e ho messo un sacco di filtri: ci son persone che adoro ma a volte esagerano per postare filmati e foto c cruente, allora visto che non sopporto il pessimismo blocco certi articoli o testate giornalistiche per fare in modo che la mia bacheca sia portatrice di ottimismo e speranza!
    Trovo che sia un mezzo fantastico, così tanto che ho convinto anche mia madre settantatreenne a farsi un account tutto suo! Be'.. le si è aperto un mondo nuovo! Fantastico no?

    Bellissimo articolo davvero!!
    Un saluto ad entrambi!
    ^_^

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    1. Ciao Sara, grazie del commento. Anch'io sono arrivata a mettere dei filtri, perché l'essere sempre in piazza, con i riflettori puntati, alla lunga logora (sulla scia del logorìo della vita moderna lamentato in un famoso spot di molti anni fa). E sono convinta pure della missione comunicativa delle mie pubblicazioni. Perciò cerco di bandire dal mio diario post volgari, fuorvianti, superficiali o stupidi. Tra l'altro sono seguita su Facebook dai miei alunni e relativi genitori! La missione così è ancora più impegnativa....

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    2. Ciao Sara e ben trovata,(molto bene, vedo) grazie per il tuo commento, saluti

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  9. E' un posto interessante, grazie per avermi segnalato.

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  10. Un post molto interessante. Ritengo che la tecnologia sia un grosso passo avanti anche se occorre usare buon senso

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    1. Concordo, è uno strumento utile, se ogni tanto si fa una capatina in "piazza". Per discutere e ricordare che gli amici sono anche reali. Ciao

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    2. Ciao Simo, grazie della visita, a presto

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