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Lo stesso Tremonti al convegno dell'Aspen, aveva dichiarato che il Pil non descrive bene la realtà italiana, in quanto omette dati rilevanti come la bellezza, il clima, l'ambiente, la storia, ma è da tempo che molti economisti hanno scoperto che la crescita del Pil non corrisponde ad un reale aumento della soddisfazione di vita.
Fermo restando che i beni e servizi calcolati, spesso non vengono reinvestiti nella stessa area che li ha prodotti, o non vanno ad interessare coloro che ne avrebbero più bisogno, la dinamica del ben vivere, come descrive un bell'articolo di Leonardo Becchetti (il famoso Economista della Felicità), dipende oltre che dalla ricchezza economica, dal debito e dall'ammontare dei beni pubblici, anche da quei beni che fanno prospero un territorio, quali le risorse comuni disponibili (il verde, i paesaggi, la qualità dell'aria, l'acqua etc...) il livello d'istruzione e le competenze della popolazione, il capitale sociale (fiducia e senso civico).
Sempre secondo Becchetti, un fattore del ben vivere poco studiato è quello delle relazioni sociali, in cui esistono transazioni che il Pil non considera affatto come le "transazioni ombra" all'interno dei nuclei famigliari o come il fenomeno del Volontariato . Alla domanda se sia più gratificante la pizza mangiata da soli in pizzeria o quella consumata in casa coi propri famigliari, credo che la maggior parte di noi risponderebbe optando per. la seconda ipotesi, eppure il Pil considera solo la prima. Per quanto riguarda il volontariato, esso è un'attività non remunerata, ma proprio perchè originata dal principio del "dono" dà un contributo importante al nostro benessere ed inoltre, da una recente indagine che prende a riferimento 37 paesi a medio-alto reddito, si stima che esistano 140 milioni di volontari la cui opera equivale a quella prestata da 20,8 milioni di lavoratori salariati con un contributo stimato di 400 miliardi di dollari.
Parlare di Pil, senza parlare di qualità della vita diviene allora soltanto un mero esercizio di numeri ed il compito che spetta alle organizzazioni economiche mondiali è proprio quello di confrontare le grandezze che influiscono sulla qualità di vita stessa con le transazioni di mercato e capire lo scarto che esiste tra il Pil ed il reale benessere degli individui. E' invece dovere dei governi, se vogliono migliorare la qualità di vita dei loro cittadini, dirigere gli investimenti anche verso quei beni che il Pil non considera.
In Italia in particolare, proprio quei "dati rilevanti" che il nostro Ministro dell'Economia si è limitato ad indicare, potrebbero rappresentare un buon inizio per una nuova e costruttiva politica degli investimenti.
Wiska, ti ringrazio per esserti unito al mio gruppo di amici. Scusami se non commento il post, ma non voglio entrare nel campo politica
RispondiEliminaBuona giornata
Sì, è tutto un po' schizofrenico e dissociato!
RispondiEliminaSandra
@Simo: grazie a te e non preoccuaparti per il commento, ma se hai la pazienza di leggere il post, vedrai che la politica (quella dei partiti) c'entra poco.
RispondiEliminaUn caro saluto, a presto
@Sandra M. a volte anche calcolato, sempre per il vantaggio di pochi...
RispondiEliminagrazie, a presto
Bell'articolo Wiska,in effetti il potenziale italiano,è secondo me molto superiore rispetto a tanti altri paesi.L'Italia è ricca di tante cose,è ricca di opere d'arti,è ricca di paesaggi meravigliosi ed è ricca di volontariato.Solo utilizzando questi riferimenti,il pil avrebbe già poco senso per noi.Buona giornata
RispondiElimina@erborista1:grazie e concordo che le formule economiche, per quanto importanti, non possono rappresentare la complessità di una nazione, non tenerne conto non fa altro che aggravare la situazione.
RispondiEliminaUn caro saluto, a presto
Interessantissimo questo tuo post. Sto seguendo (in modo indiretto) delle ricerche di alcuni studiosi sulla povertà e su quanto questo fattore incida profondamente e psichicamente sulla nazione, su più livelli, personali e interpersonali. Appena avrò qualche materiale pubblicato sotto mano, se vuoi, te ne posso inviare una copia tramite posta. Non so se faranno anche un pdf o se lo pubblicheranno sul web.. in tal caso ti mando i link, se ti interessa. Dovremmo aspettare diversi mesi, comunque.
RispondiEliminaIl mondo per risollevare l'Italia esiste;ma deve andare via l'attuale governo.Saluti a presto
RispondiEliminaNOn basta che vada via Berlusconi, per risollevare l'Italia. I nostri problemi vanno estremamente molto oltre questa persona. Quando sarà andato via .... le cose non cambieranno per magia, perché non è (solo) lui il problema.
RispondiEliminaGrazie per essere stata sul mio blog. Mi fa veramente piacere. Bello ed interessante questo spazio. Ciao!
RispondiElimina@Carolina:certo sono molto interessato all'argomento e mi farà piacere ricevere il materiale di cui scrivi,anche se ci sarà da aspettare, ti ringrazio.
RispondiEliminaQuanto a Berlusconi, non è tanto e solo lui il problema, quanto la radicalizzazione della politica che egli ha portato, che prende appunto il nome di Berlusconismo e che continuerà per un bel pezzo, quand'anche il cavaliere uscisse di scena. Inoltre le alternative allo stato attuali non sono certo entusiasmanti e nessuno credo abbia la bacchetta magica, tuttavia un cambio di indirizzo politico penso possa essere utile per il paese.
Grazie, a presto
@Cavaliere: speriamo possa accadere presto, occorre proprio una svolta. Grazie, a presto
RispondiElimina@Maria Ianniciello: è stato un piacere visitare il tuo blog, grazie per l'apprezzamento.
RispondiEliminaA presto
Ci vorrebbe un cambio profondo e significativo. Credo anche io che una ventata d'aria fresca, idee veramente nuove, coraggio e giovinezza potrebbe portare del buono al nostro Paese.
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