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Dal punto di vista lessicale, l'ultima vicenda vaticana ha sicuramente tolto credibilità a questo antico detto, poichè un nuovo papa è stato nominato pur non essendo avvenuta la morte del predecessore, ma nel contempo ne ha rafforzato l'idea di fondo, visto che, oggi più che mai, si può affermare che chiunque può essere sostituito, qualsiasi carica o potere egli abbia,
In realtà le dimissioni di papa Ratzinger e la successiva proclamazione di Papa Francesco vanno ben oltre il contraddire un comune modo di dire. Tale cessione di potere e responsabilità rappresentano un fatto eclatante nella storia della Chiesa Cattolica in cui la pur possibile abdicazione di un papa non si avverava dai tempi di Papa Gregorio XII (in carica dal 1406 al 1415), periodo del cosiddetto scisma d'occidente dove regnarono contemporaneamente ben 3 papi.
Si comprenderà allora che l'abdicazione di Benedetto XVI, illazioni dietrologiche a parte, è pur sempre un evento anomalo nel compassato cammino della Chiesa romana. Penso tutti abbiano ancora negli occhi l'immagine di papa Wojtyła, col tremolio delle sue mani, col suo faticoso incedere, continuare nella sua funzione di Vescovo di Roma, nella sua missione di Capo della chiesa ed avanzare, nel suo personale calvario, fino alla morte.
Nel caso di Ratzinger, invece, è come se Cristo, ad un certo punto dell'ascesa al Calvario avesse chiesto di essere sostituito. Non vorrei sembrare blafemo, perchè in realtà ciò è una semplice constatazione del fatto che un papa, aldilà del discutibile dogma dell'infallibilità, dell'assoluto potere di cui sembra disporre, rimane pur sempre un uomo, con i suoi pregi e difetti, con tutte le sue umane debolezze. Del resto uno dei principi della dottrina cristiana è proprio la doppia dimensione, umana e divina, di Cristo (peraltro avverso da varie concezioni eretiche che ne esaltano l'una o l'altra), ma nemmeno la più estrema e integralista concezione cattolica, può davvero pensare che nell'uomo Papa possa esistere quel "divino" dualismo. Occorre quindi accettare e magari anche apprezzare la semplice natura umana, viceversa il confronto Wojtyla - Ratzinger darebbe il via a dubbi e perplessità di ordine teologico e non, che certamente creerebbero confusione rispetto ad una "verità" che soltanto i diretti interessati conoscono.Volendo comunque azzardare un'ipotesi sulla decisione di Benedetto XVI, si potrebbe trattare di un'inversione di tendenza, da parte dei vertici ecclesiastici, nei confronti della successione papale che d'ora in poi, priviligerebbe più gli aspetti "pratico - politici" che quelli strettamente legati alla tradizione.
Un' ipotesi, a mio modo di vedere, suffragata proprio dalla scelta dei cardinali del conclave del nuovo papa Jorge Mario Bergoglio. Mai prima d'ora, infatti, la nomina papale aveva riguardato un cardinale d'oltre oceano, espressione tra l'altro di una chiesa, quella sudamericana, molto lontana da Roma, non solo geograficamente. Un papa che sembra voler orientare la sua Pastorale soprattutto verso il sociale, ritornando ad una Chiesa più vicina alle necessità dei deboli, che agli affari e agli intrighi diplomatici, insomma un ritorno alla "Chiesa degli ultimi".
Sarebbe davvero un buon viatico in un tempo così difficile per l'umanità intera.