![]() |
http://blog.focus.it/una-finestra-sull-universo/files/2012/06/trick-collision.jpg |
"Cosa vuoi fare da grande?" E' la classica domanda che si rivolge ai bambini, non appena essi abbiano acquisito la capacità di risponderci. Le risposte sono molteplici e variegate e vanno dal "... il calciatore" per i maschietti, al "...la ballerina" per le femminuccie. C'è anche chi risponde più modestamente: "voglio fare il falegname o il meccanico" e chi, forse risentendo del pragmatismo famigliare, opta per "...il dentista".
Non ho un preciso ricordo della mia infanzia vera e propria, tuttavia ricordo che sui sette-otto anni (che, per mole d'informazioni ricevute e conseguente capacità d'apprendimento, equivalgono ai quattro-cinque anni di oggi) mi fu rivolta quella domanda a cui io, che in verità non avevo grandi progetti futuri, risposi che volevo fare il motociclista. Il motivo di questa risposta era molto banalmente dovuto alla mia ammirazione per uno zio che di mestiere faceva il fattorino e che utilizzava una piccola motocicletta per svolgere il suo lavoro. Non ebbi poi mai una moto che posso ormai considerare come il classico sogno nel cassetto.
Così come il mio, anche il 99 per cento dei desideri dei bambini rimangono tali, giacchè la vita poi, in relazione ai tanti fattori economici, ambientali e sociali, lima desideri e aspirazioni indirizzando ognuno su strade assai concrete.
Tuttavia, come accennato, i desideri non svaniscono nel nulla, possono essere riposti o trasformarsi, ma in genere resistono agli accadimenti della vita. Ecco spiegato perchè, in età matura, anche se nessuno ci rivolge più la fatidica domanda, siamo noi stessi, a volte, a sorprenderci a pensare ancora a "cosa fare da grandi", non tenendo conto delle reali circostanze della vita che probabilmente non ci permetteranno, di nuovo, di realizzare i nostri desideri
Per fare un esempio personale, essendo io un appassionato dello scrivere, sovente penso ancora che qualche mio scritto possa essere notato e pubblicato da un editore, poi pensando che ho quasi 60 anni, rido un po' di me, ma in fondo in fondo forse ci credo ancora.
Penso succeda un po' a tutti e sono fermamente convinto che ciò non sia negativo, anzi sono convinto che la possibilità di nutrire aspettative verso il futuro, renda la vita varia e interessante, Non importa se le aspettative saranno soddisfatte o meno, poichè il vero sale della vita è proprio questa imprevedibilità del futuro.Viceversa, nel caso conoscessimo gli aventi a venire, condurremmo un'esistenza piatta e priva d'interesse, una specie di lenta agonia.
Allo stesso modo è importante capire che non esiste un futuro, o meglio, un destino prestabilito, ma che ognuno è artefice del proprio destino. Certamente, non vivendo in una sfera di vetro, occorre poi saper affrontare le molteplici variabili legate alle relazioni col mondo esterno a noi stessi, cose o persone che siano. Il non conoscere ciò che sarà domani, ovvero non sapere ciò che la vita ci riserva per il futuro, ha sempre avuto un incredibile fascino per il genere umano. Non a caso "il domani" è sempre stato tema prediletto delle varie forme d'arte, nonchè oggetto di discussione e studio di scienziati e filosofi.
Concludo con un'interpretazione musicale del "domani" in amore, sicuramente uno tra i più incerti, ma forse proprio per questo particolarmente affascinante. Un'interpretazione personale, quella degli Articolo 31, ma, a mio modo di vedere, abbastanza veritiera.