sabato 28 febbraio 2015

UOMINI CON LA GONNA CONTRO I FEMMINICIDI.


lunedì 23 febbraio 2015

EPITAFFIO




A LEQUILE
di Leo Russo

La prima volta che venni a Lequile, mentre mi avvicinavo, la mia futura moglie mi fece notare l'alto campanile che spiccava e s'alzava come le costruzioni medioevali, per essere più vicini a Dio ed essere notate dai pellegrini...poi, notai le case basse accucciate ai piedi del campanile prone al sacro e al potere. Dalle case fioche luci uscivano da dentro per illuminare, con giochi di chiaroscuro, donne e anziani seduti sull'uscio a "cantare" le lodi di quello che fu, per loro, il paese di un tempo.
Era nostalgia o timore per il prossimo futuro che si avvicinava?
Con il senno di poi, visto e sentiti i "pallidi motivi" che cantano oggi i suoi abitanti e amministratori, credo  che più che una canzone, sia una nenia che addormenta le menti, sperando che non diventi un requiem.....

A Lequile
Nell'insieme meravigliosa
Eri accovacciata
A guardare il tempo che fu
Mentre amanti della tua beltà
Lasciano
Solo pallidi motivi
Di quella che fu
La tua canzone al mondo degli uomini...

Leo Russo

  

martedì 10 febbraio 2015

FACCE IN PIAZZA


FACCE IN PIAZZA
di Patrizia Sambati

 

Lo confesso, Facebook non m’interessava e ne sono rimasta lontana per anni, fiera dei rapporti reali e diffidente di quelli virtuali. Figlia di un’epoca in cui le piazze erano colme di gente, che ancora si conosceva personalmente; i bar, le arene di filosofici scontri sui moduli del calcio o disquisizioni qualunquiste sulla politica spicciola. Lieta di partecipare a raduni e rimpatriate tra ex compagni di scuola grazie ad un “colpo di telefono”, aliena dai flash mob, ancora devota agli aggiornamenti dei Tg e ignara della risonanza globale post moderna  e dell’incessante flusso  di notizie dei social network. Nato dall’idea di uno studente dell'Università di Harvard di utilizzare la lista fotografica delle matricole  come Database, Facebook nel tempo ha rappresentato non solo un  archivio dove registrarsi  per ritrovare i vecchi compagni di scuola o amici dispersi qua e là per il mondo, ma anche un nuovo modo di comunicare, intrecciare relazioni, informarsi, stare al mondo tra uomini e donne. Dati comuni: esibizionismo, narcisismo, un pizzico di spirito goliardico e voglia di sperimentare le nuove tecnologie. Il diario della propria giornata inizia con i saluti rituali e prosegue con riflessioni su avvenimenti di cronaca, politica, attualità, dalle realtà locali al pettegolezzo di quartiere. Ed è qui che la piazza virtuale fa la sua mirabolante apparizione: il mondo è qui e ora. Una copia sbiadita e casareccia dei comunicati stampa e dei Tg, di cui però conserva l’aura patinata e multimediale. Perciò bisogna aspettarsi di tutto dalle “Pagine di diario”: discussioni assurde, talvolta volgari, o senza un filo logico, con giudizi politicamente infondati, spiattellati senza falsa modestia da opinionisti della porta accanto, certi solo della propria impunità. Il limite del ridicolo e del pressapochismo è spesso superato e per fortuna, surclassato, dal flusso incessante della sezione notizie. Questo tuttavia è solo un primo approccio al mezzo, per qualcuno anche l’ultimo. Sennonché la piazza virtuale di Facebook presenta delle novità interessanti, secondo me. Nelle discussioni i cittadini sono uguali e possono contribuire in maniera democratica con le proprie opinioni ed esperienze personali, realizzando in modo più o meno consapevole la filosofia politica anarchica dell'Agorismo. Essa  prende spunto dall’agorà, l'antica piazza principale della polis greca, luogo di libero mercato e libero scambio d’idee e argomenti. Intanto, se nella gestione dell’ agorà erano escluse le donne, nella  piazza virtuale moderna le donne emancipate guidano il timone della comunicazione. Nell'uso di Facebook infatti le utenti femminili rappresentano  la maggioranza con il 57 % , a fronte di un più ridotto 43% per gli utenti maschili. Le donne, inoltre, rappresentano una cospicua fetta  di autrici di blog e di interventi diaristici, forme di “esposizione in vetrina “ delle identità  personali e di politicizzazione del vivere quotidiano.

Un altro aspetto interessante è il ripensamento delle normali categorie spazio/tempo. Sono quindi d’accordo con quanto sostenuto da Umberto Galimberti quando parla di “quella realtà de materializzata che è la Rete, dove lo spazio viene abolito, il tempo reso istantaneo e le persone fanno la loro comparsa con la vicaria complicità di quel loro sosia che è l’alter ego digitale. Certo c’è una bella discontinuità tra l’agorà antica, dove le parole erano accompagnate dai gesti, i gesti dagli sguardi, e gli sguardi, tradendo le intenzioni, potevano smascherare il mai risolto gioco tra menzogna e verità. “La piazza web. Il modello dell’agorà”- Tratto da la Repubblica, 10 dicembre 2009.

Ritengo che le forme di comunicazione sul libro delle facce  corrano su due assi, talvolta paralleli, talvolta intrecciati: sincronico e diacronico. Nel primo la valutazione dei fatti avviene è nel divenire, secondo un’ ottica dinamica ed evolutiva, nel secondo il fatto viene astratto dal processo evoluzionistico. Questi due aspetti emergono nella formazione dei cosiddetti gruppi, vere e proprie comunità che sorgono su un progetto, un’iniziativa o un orientamento politico e portano avanti un’attività cui i membri possono contribuire sia sul piano teorico sia con il proprio lavoro. Il bello dei gruppi è la capacità di rappresentare una forma di aggregazione eterogenea al di fuori dei partiti, in cui il singolo utente  è protagonista e con le stesse possibilità di  intervento di tutti gli altri. Spesso con la volontà ingenua di  partecipazione e condivisione, in buona fede, di temi idealmente validi, ma con il rischio di manipolazione, di adesione a falsi contenuti senza alcun filtro o possibilità di difesa. Il massimo della democrazia combinata alla tecnologia più avanzata.

Le comunità rappresentano oggigiorno una forma molto avanzata di libero scambio delle idee e di partecipazione alla vita sociale cui forse molti cittadini sono divenuti estranei, vuoi per le vicende della politica italiana vuoi per un’atavica tendenza al disimpegno  e a demandare il governo della res pubblica alle istituzioni, votate spesso con scarsa convinzione politica.

Patrizia Sambati